Aumentano le affermazioni contraddittorie del governo sul Pnrr, con le voci che si rincorrono sui tagli ai fondi di alcune infrastrutture. Leonardo Becchetti, professore di Economia politica dell’Università Tor Vergata di Roma, l’esecutivo sta alzando bandiera bianca?
“Sono passati alcuni anni, sono cambiate le situazioni dunque è giusto per esempio che ad alcune cose non si dia più seguito, come progetti che erano irrealizzabili, vedi quelli sulle stazioni di idrogeno. Altre cose non sono realizzabili invece per ritardi del governo sui decreti attuativi, penso ai 2,2 miliardi di fondi per le comunità energetiche. Ma poi ci sono altre cose che sarebbe delittuoso tagliare. Penso a tutti gli investimenti infrastrutturali come l’Alta velocità nel Sud, il potenziamento della rete elettrica, tutti i fondi per l’emergenza idrica. Poi ci sono altre cose che possono essere giustamente rimodulate e costruite meglio. Per esempio sembra difficile che possano essere realizzate in tempo tutte le case di comunità e gli asili nido che sono stati progettati, anche se sarebbe un peccato rinunciarvi”.
E dunque come bisognerebbe muoversi?
“Non si può generalizzare, bisogna vedere in ogni settore cosa ci si proponeva di fare e cosa è stato fatto. Ogni storia è diversa. Ci sono storie dove l’inciampo, ripeto, è stato causato dai ritardi dei decreti attuativi del governo e storie dove effettivamente certi progetti vanno rivisti. Altri dove bisogna fare di tutto per realizzarli. Anche nelle scuole ci sono molti fondi a disposizione, a mio avviso troppi per l’acquisto di materiale e pochi per investire nelle relazioni. Su quest’ultimo fronte qualcosa c’è con risorse per aiutare gli insegnanti a fare attività di tutoraggio per l’orientamento degli studenti. Ma si poteva fare di più su questo fronte e meno per l’acquisto dei materiali, su cui si poteva fare anche un leasing e sarebbe stato meglio per la riciclabilità e circolarità dell’economia”.
Il ministro Adolfo Urso ha spiegato che gli errori sono da addebitare ai governi precedenti.
“Ripeto…Non voglio stare al gioco delle generalizzazioni, bisogna vedere caso per caso. L’Italia ha fatto una scelta, a suo tempo, di utilizzare tutti i fondi disponibili anche perché uscivamo da una situazione di scarsità di risorse per gli investimenti. Altri paesi hanno fatto scelte diverse. Per esempio il Portogallo ha deciso di usare solo i soldi a fondo perduto e non quelli in prestito. Questa è una decisione politica, poi, ripeto, sicuramente alcuni dei progetti del nostro Pnrr andavano rivisti e probabilmente oggi sono da scartare. Però è importante non perdere risorse su partite fondamentali che sappiamo essere decisive per il nostro Paese. La cosa migliore credo sia provare a riconvertire alcune di queste risorse in direzioni per noi utili e importanti. Ora si è scoperto quant’è fondamentale fare manutenzione delle dighe, dei fiumi, degli argini”.
Il deputato del Pd Enzo Amendola ha detto che questi 200 miliardi da occasione sembrano diventati “una disgrazia”.
“Queste affermazioni così apodittiche, generali coprono in realtà tutta una serie di storie diverse. Io ho citato quella delle comunità energetiche, quella della scuola, quella delle case di salute in campo medico, quella delle infrastrutture ferroviarie. Bisogna avere il coraggio di aprire questa scatola del Pnrr ed esaminare pezzo per pezzo e verificare dove si applica il ragionamento che il progetto non stava i piedi o quello che era un buon progetto ma bisognava gestirlo meglio e che bisogna cercare di portarlo ora a termine”.
Dunque giusto pensare di cambiarlo?
“Assolutamente sì”.
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