Come quello della mamma, ma artificiale. Il nuovo utero relizzato in laboratorio promette di funzionare come un’incubatrice per i bebè prematuri perchè è in grado di dare al feto tutto quello di cui ha bisogno per continuare a crescere e maturare. Ha il suo liquido amniotico che permette di respirare attraverso i polmoni e il cordone ombelicale che consente di filtrare il sangue dopo che ha nutrito i tessuti. è stato testato su alcuni agnelli per quattro settimane e li ha accompagnati nella loro crescita fetale. Il suo limite principale è di non essere adatto a tutte le fasi della gestazione, ma solo a quelle intermedie e finali: i sei cuccioli dell’esperimento avevano un’età equivalente alle 23-24 settimane di un bambino.
Non si parla certo di condurre un’intera gravidanza al di fuori del corpo della donna, ma per i neonati prematuri questo strumento potrebbe essere un aiuto per crescere in quel periodo critico, al limite della sopravvivenza, che oggi sono le 23 settimane. Gli autori tengono a precisare che l’obiettivo di quella che chiamano “biobag” non è in alcun modo rimpiazzare la figura della madre. L’unica intenzione, assicurano, è aumentare ulteriormente le speranze di sopravvivenza dei bimbi nati troppo presto. Tutto, nell’utero artificiale, è stato studiato per imitare la natura nel modo più pedissequo possibile. Persino la circolazione non è aiutata da pompe, che potrebbero generare pressioni nocive ai minuscoli cuoricini. Per lo stesso motivo i polmoni non sono supportati da un respiratore. I ricercatori ritengono possibile l’avvio dei test sull’uomo entro pochi anni, anche se prima sono necessarie nuove indagini sugli animali.