Un Parlamento di trasformisti e voltagabbana. Fra Montecitorio e Palazzo Madama i cambi di casacca sono un fenomeno con cui gli addetti ai lavori sono costretti a fare quotidianamente i conti, complice pure il fatto che in questa legislatura sono stati raggiunti numeri record. Stando al monitoraggio di Openpolis, infatti, dall’inizio del quinquennio (2013) ad oggi i passaggi da un gruppo a un altro sono stati – reggetevi forte – 495 e hanno coinvolto 188 deputati e 133 senatori (il 33%). Qualcuno, cioè, è transitato per più di un gruppo. Calcolatrice alla mano, tempo altri 5 cambi di casacca e verrà sfondata quota 500. Numeri monstre i quali, nonostante quanto scritto nella Costituzione all’art. 67 (“ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”), aprono più di un interrogativo sul modo in cui oggi come oggi i nostri eletti rispettano il mandato popolare.
Giro di valzer – Gli ultimi passaggi in ordine di tempo hanno riguardato Rocco Palese e Vincenza Labriola: 48 ore fa i due deputati pugliese, provenienti dal Misto, sono entrati in Forza Italia. Per Palese a dire il vero si tratta di un ritorno, visto che quattro anni fa era stato eletto col Pdl prima di sposare il progetto di Raffaele Fitto (Conservatori e Riformisti). Pochi giorni prima a spostarsi erano stati Antonino Minardo e Francesco Campanella. Il primo, come anticipato da La Notizia il 4 maggio, è passato da Alternativa popolare a FI, mentre dopo un soggiorno al Misto l’ex grillino Campanella ha deciso di sposare la causa dei bersaniani di Mdp. Riposizionamenti in vista delle prossime elezioni, per lo più. Ma, come detto, il trend va avanti praticamente da inizio legislatura. Fra i gruppi che hanno pagato il prezzo più alto dei cambi di casacca c’è sicuramente il Movimento 5 Stelle: tra espulsioni e abbandoni volontari, infatti, i grillini hanno perso 39 parlamentari (21 deputati e 18 senatori). Ma non solo. Anche Sinistra Italiana (meno 20 solo a Montecitorio) e i centristi della fu Scelta Civica non se la passano tanto meglio.
Avanti e indietro – Un andazzo che ha portato ad un sottofenomeno tutt’altro che da sottovalutare: quello dell’esplosione di gruppi e gruppuscoli sia alla Camera sia al Senato. Nel primo caso, nel Misto si contano sei sottogruppi, uno, Fare!, con appena 3 deputati: gli ex leghisti Matteo Bragantini, Roberto Caon ed Emanuele Prataviera. Mentre Udc-Idea ne conta 6. A Palazzo Madama va anche peggio. Nel Misto albergano gruppi formati addirittura da un unico senatore. Qualche caso? Liguria Civica rappresentata da Maurizio Rossi (eletto nel 2013 con Sc), Federazione dei Verdi, al quale è iscritta la ex pentastellata Cristina De Pietro e Movimento X (Laura Bignami). I coniugi Sandro Bondi e Manuela Repetti, dopo aver detto addio al Pdl, invece, sono transitati prima in Ala – i verdiniani – e poi hanno fondato Insieme per l’Italia, altra componente “sciolta” nel Misto. All’appello non poteva mancare Campo progressista. La neonata creatura dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, ovviamente mai passata per le elezioni, è rappresentata da Luciano Uras (ex Sel). È la politica, bellezza.
Twitter: @GiorgioVelardi