Ora la battaglia No-Tav si sposta a Bruxelles. “Abbiamo portato la linea del Governo Conte in Europa”, spiega a La Notizia l’eurodeputata M5S, Tiziana Beghin. Oggi si votano le linee guida del Parlamento Ue sul bilancio della Commissione europea. E nel mirino di un emendamento presentato dai Cinque Stelle è finito il finanziamento del programma Cef (Connecting Europe Facility), lo strumento comunitario per supportare lo sviluppo di reti transeuropee nell’energia, nei trasporti e nella dorsale digitale dell’Ue. Un programma nel quale rientra anche il Tav Torino-Lione. Nell’ultimo finanziamento Cef, l’Unione europea ha stanziato 813 milioni di euro (attualmente in corso di spesa). Fondi che si sommano a quelli già stanziati nel 2008: altri 395 milioni (già spesi) in tutto, tenuto conto della riduzione apportata nel 2013. Una vera e propria montagna di soldi.
“I fondi europei non devono essere usati per finanziare progetti senza un reale impatto economico e un valore aggiunto sociale e ambientale – obietta la Beghin, chiarendo l’obiettivo dell’emendamento M5S -. Gli studi scientifici dimostrano che la realizzazione del Tav Torino-Lione aumenterà l’inquinamento, in particolare per realizzare la galleria e posare i binari. Noi siamo convinti che l’Italia abbia bisogno di altre opere, vogliamo sbloccare i cantieri utili che servono ai cittadini e con il piano Proteggi Italia abbiamo già stanziato 11 miliardi di euro per interventi contro il dissesto idrogeologico”.
Un’iniziativa, quella degli eurodeputati M5S, che arriva all’indomani del rinvio dei bandi sul Tav da parte del Governo italiano. Che avrà ora sei mesi di tempo per ridiscutere l’opera con la Francia e l’Unione europea. Il premier Giuseppe Conte ha già messo in agenda un incontro con il presidente francese, Emmanuel Macron, e quello della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. Tra le questioni che porterà al tavolo del confronto con i suoi interlocutori, in particolare con Macron, c’è innanzitutto il nodo della squilibrata distribuzione dei costi per la realizzazione dell’opera a tutto vantaggio della Francia, fissata dai Trattati sottoscritti negli anni da Roma e Parigi e che ora Conte vuole ridiscutere.
Uno squilibrio che emerge plasticamente dalla ripartizione dei costi del tunnel di base, che rappresenta il cuore della Torino-Lione: la spesa complessiva stimata di 9,63 miliardi di euro sarà, per 5,57 miliardi, a carico dell’Italia e per i restanti 4,05 miliardi della Francia. Una sproporzione evidente e ingiustificata, perfino paradossale se si considera che, calcolatrice alla mano, l’Italia dovrà sobbarcarsi il 58% dei costi di un tunnel lungo 57,5 chilometri, dei quali solo 12,5 (appena il 21%) attraversano il territorio italiano, contro i 45 chilometri (il 79 per cento della lunghezza complessiva del tunnel) che insistono, invece, sul versante francese.
Certo, una missione tutt’altro che semplice ma sui cui esiti il Cinque Stelle restano ottimisti. “Siamo fiduciosi nel confronto che il premier Conte avrà con Juncker e Macron – aggiunge la Beghin -. Stiamo tutelando gli interessi degli italiani”. Ma non solo. “Per noi è urgente un vero e proprio cambio di rotta per l’Europa – conclude -. In particolare, riteniamo fondamentale discutere di un allargamento della finta flessibilità contenuta nel Patto di Stabilità attraverso l’introduzione di una indispensabile golden rule per gli investimenti che escluda – come sarebbe logico e ragionevole – tutti gli investimenti pubblici produttivi e i contributi nazionali ai fondi europei dal computo del deficit di bilancio”.