Luca De Fusco è stato nominato alla direzione generale del Teatro di Roma. Erica Battaglia, consigliera Pd e presidente della commissione Cultura capitolina, perché lo giudicate un colpo di mano della destra?
“Io non ne faccio una questione politica, ne faccio una questione tecnica. C’è un disallineamento tra lo statuto della Fondazione e il regolamento del cda, sfruttato da una parte di Fratelli d’Italia per fare un vero e proprio colpo di mano che ha estromesso il presidente del Teatro di Roma e la consigliera designata dal Comune per la scelta del direttore generale. Da statuto è il presidente a convocare, quindi riteniamo l’incontro un incontro carbonaro, anche perché tra Gualtieri e Sangiuliano ci sono state settimane di interlocuzione per cui si era concordata una diversa metodologia e un diverso merito”.
La maggioranza era in effetti in mano alle destre tra Regione e ministero: secondo voi come si sarebbe dovuto fare con questa situazione di partenza?
“Intanto sottolineo la capacità sia di Gotor che del sindaco Gualtieri di aver cercato sempre equilibrio e dialogo, soprattutto in questa fase delicatissima per la città. Non sfuggirà che c’è il Giubileo alle porte, le sfide del Pnrr, quindi il modo migliore per fare il sindaco è quello della correttezza istituzionale, a prescindere dai colori politici. Una parte di Fratelli d’Italia ha usato l’arroganza in un momento in cui viene richiesta la massima collaborazione istituzionale, il massimo del rispetto e il massimo della valorizzazione del bene comune”.
La questione verrà affrontata in Assemblea capitolina e in che modo?
“Noi oggi, a fronte della forzatura politica e anche un po’ istituzionale, presenteremo un ordine del giorno che sposa la linea del sindaco. Intanto opporsi in ogni modo e in ogni dove alle prevaricazione. Ci sono stati, con questo atto, due schiaffi: uno alla città di Roma, perché le mure sono nostre e nostri sono gli investimenti più grandi, con 6,5 milioni l’anno. Secondo schiaffo al presidente della Repubblica, perché nel momento in cui fa un ragionamento contro il pensiero unico, tutto ci aspettavamo – soprattutto dal ministro – meno che uno sgarbo istituzionale alla città e al suo sindaco”.
Cosa verrà fatto, invece, a livello legale e quante possibilità ci sono che venga accolto un ricorso?
“Secondo noi la riunione è illegittima, quindi proporremo un valore fondante: il ripristino della legalità. In sede civile ricorreremo alle vie legali, gli avvocati stanno lavorando e studiando per capire dove intervenire e poi useremo tutti gli strumenti per chiamare a una mobilitazione generale il mondo della cultura e la città di Roma”.
Non c’è il rischio che questo scontro renda impossibile, in un secondo momento, la cooperazione tra De Fusco e il Comune di Roma?
“Intanto che non c’è un clima sereno lo avete visto già quando abbiamo manifestato, in tanti, davanti al teatro Argentina e questo spiace perché in questi anni di amministrazione abbiamo riattivato, anche con la collaborazione con il mondo cultura, un mondo quasi devastato dalla pandemia. Spiace che in un momento di rinascita e di riattivazione delle eccellenze culturali nella città, ci sia stato questo sgarbo: da parte nostra metteremo tutta la collaborazione, ma è inevitabile che ci sia la sottolineatura di una sgrammaticatura politica che è anche un segnale di una carenza del senso dell’istituzione”.
Temete che questa vicenda possa compromettere anche i rapporti con Rocca e con il governo nazionale?
“Noi ci muoviamo in un’ottica di rispetto istituzionale e di collaborazione per il bene della città, se poi il governo e la Regione vogliono trasformare questa roba in una guerra, se ne assumeranno la responsabilità di fronte ai romani e alle istituzioni anche culturali, noi siamo per la collaborazione istituzionale e per la non ingerenza dei partiti. Se governo e Regione sono guidati da persone intelligenti sapranno come non danneggiare la Capitale d’Italia”.
Perché credete che De Fusco non sia la persona giusta? E pensate che questa nomina possa mettere in discussione il rilancio di teatri come l’India o il Globe?
“Non c’è nulla di personale, il problema è tecnico e politico. Roma Capitale, che fa il più grande investimento sui teatri di Roma, cercava un altro profilo, che fosse sì artistico ma anche dotato di una capacità manageriale che mettesse in sicurezza il piano di rilancio. Il sindaco aveva indicato Cutaia che aveva queste qualità e c’era stata anche una disponibilità del ministro con cui si era interloquito. Non c’è solo il teatro Argentina, c’è il Torlonia, l’India, c’è la riapertura del Valle. La richiesta di Gualtieri a De Fusco di fare un passo indietro e ragionare insieme è una richiesta legittima, perché abbiamo bisogno, anche dopo anni di commissariamento, di una persona che sappia tenere insieme due cose molto complesse: la cultura e la capacità manageriale”.