È ora di dire basta perché “chi fa atti simili non è un tifoso ma un vero e proprio terrorista”. Non usa giri di parole il professor Ranieri Razzante, consulente delle forze di polizia, con le idee chiare su come impedire nuovi scontri tra tifoserie, come quello che è appena costato la vita di un ultrà interista.
Violenza e calcio sono davvero un binomio indissolubile…
“Il problema è complesso e non si risolve con le misure proposte in questi giorni, ma con la prevenzione. Occorre prevedere infiltrazioni di polizia e dell’intelligence nel mondo del pallone perché questo sta degenerando. C’è una continua infiltrazione della criminalità che fa affari d’oro e lo dicono le indagini di diverse Procure. Se in futuro vogliamo evitare questi episodi, più che chiudere gli stadi dobbiamo rinchiudere questa gente in galera”.
Ci faccia capire, sono agguati dettati da odio sportivo o c’è dell’altro?
“Ma quale odio. Dietro questi episodi c’è sempre una regia, sia essa legata alla criminalità comune, ossia gli estremismi di destra o sinistra, o a quella organizzata. Attacchi che vengono pianificati e organizzati con cura da gente che mira a danneggiare le società sportive”.
Perché i violenti danneggiano anche i loro stessi club?
“Semplice, perché ricevono dalle società varie utilità e chiedono sempre di più. Vede, la realtà è che il mondo del calcio è appetibile per la criminalità e per le mafie perchè qui si fanno grandi investimenti”.
Tornado alle misure per contrastare le violenze, c’è chi suggerisce di sospendere le partite in corso.
“La fermo subito: non esiste. Lo svuotamento dello stadio non è una misura opportuna. Lo può ordinare la polizia ma occorre valutare le problematiche che si verrebbero a creare. Andrebbe gestita la calca di chi esce dall’impianto, le gente indiavolata rimasta dentro perché convinta di subire un torto per colpa di quattro cretini e, in ultimo, i possibili scontri con chi si trova già all’esterno. Non è fattibile”.
Altri si appellano alla parte sana del tifo che dovrebbe abbandonare lo stadio.
“Questa ipotesi mi fa sorridere perché è come dire che io sono in un bar a gustarmi un caffè. Dentro c’è un ubriaco e io, come gli altri avventori, devo andare via e rinunciare alla mia bevanda, pure già pagata”.
Disputare le partite a rischio di giorno anziché di notte è utile?
Ovviamente si perché questi scontri si basano su tecniche di guerriglia che attuate nelle strade più buie e meno frequentate risultano meno controllabili”.
Invece lo stop al campionato?
“Significherebbe darla vinta ad una minoranza violenta, creando un torto agli onesti cioè i calciatori che vogliono dare spettacolo e i tifosi che vogliono goderselo. È una grandissima baggianata”.
La Lega ha detto che intende usare il pugno duro ma le partite si disputeranno. Cosa significa?
“Lunedì le parti prenderanno delle decisioni. Si andrà verso un rafforzamento delle misure di polizia e, mi auguro, un inasprimento delle pene. Soprattutto il daspo che consiste nel divieto di ingresso negli stadi, deve essere rivisto perché non funziona infatti queste guerriglie, da tempo ormai, avvengono fuori dagli impianti”.