“Se Matteo Salvini fatica a stare in maggioranza, se ne vada all’opposizione”. A bocciare sonoramente il referendum della Lega in materia di Giustizia è Mario Perantoni, presidente grillino della Commissione Giustizia della Camera, che non usa mezzi termini e spiega come il tema venga cavalcato da Salvini solo per accaparrarsi qualche consenso.
Proprio mentre Bruxelles ci chiede una riforma della Giustizia da inserire nel recovery plan – senza della quale non otterremo i fondi per la ripartenza post Covid- e i partiti faticano a trovare un punto di caduta, Matteo Salvini si dimentica di far parte della maggioranza e annuncia la raccolta firme per un referendum popolare. Come giudica questa mossa?
“Contraria agli interessi del Paese, pura propaganda. Se Matteo Salvini fatica a stare in maggioranza se ne vada all’opposizione. Altrimenti lui, invece di lavorare, cavalca le piazze mentre noi altri ci assumiamo le responsabilità: se la vediamo così è inutile che rimanga al governo”.
A causare i maggiori attriti c’è sempre il nodo della prescrizione con il centrodestra che alza le barricate contro un provvedimento, quello della sospensione voluta dall’ex guardasigilli Bonafede, per il quale chiedono al Movimento 5 Stelle un passo indietro in quanto, secondo loro, minerebbe “il giusto processo”. È davvero così?
“Il mantra della destra, ‘la prescrizione mina il giusto processo’, è una formula pubblicitaria, una frase costruita per nascondere la verità. Le due cose, infatti, non sono legate: sono le lungaggini del sistema a mettere in pericolo le garanzie per i cittadini e la prescrizione è una sconfitta per lo Stato. Che noi non possiamo tollerare”.
Tra i temi divisivi c’è anche la richiesta, sempre da parte del centrodestra, di istituire una commissione d’inchiesta sul lavoro dei magistrati che, secondo molti, rischia di creare un conflitto tra i poteri dello Stato. Ci può spiegare perché sul punto il Movimento è contrario?
“Altro che commissione d’inchiesta, qui si vuole aprire un processo politico alla magistratura per il ruolo svolto in questi anni. Quella proposta è un tentativo di vendetta, una riabilitazione postuma di qualcuno. Altrimenti si può fare chiarezza sui singoli fatti, di questo possiamo discutere, ma non istituire un tribunale speciale contro i giudici”.
Intanto la magistratura italiana e il Csm vengono travolti dal nuovo scandalo dei verbali dell’ex consulente legale dell’Eni Amara che, usciti dai pc dei pm di Milano, sono stati spediti anonimamente ai giornali. In che modo la riforma che state preparando potrà riportare la fiducia nella magistratura che è stata pesantemente colpita in questi ultimi anni?
“In Italia sono in servizio circa dieci mila magistrati, un numero destinato a crescere con le riforme in campo. Si tratta di funzionari dello Stato che nella quasi totalità svolgono il proprio lavoro in modo leale e con alta professionalità, anche in condizioni disagiate visto i tagli che hanno devastato il sistema, tutelando i diritti dei cittadini. Per recuperare la fiducia persa devono essere messi in condizione di lavorare bene e poi hanno bisogno della massima trasparenza delle dinamiche interne all’ordine. Per questo sono così importanti le riforme in campo: altro che le chiacchiere di Salvini”.
In queste ore a far discutere sono soprattutto le dichiarazioni carpite al leghista Claudio Durigon in relazione alle inchieste che stanno coinvolgendo il suo partito. Fatti per i quali il Movimento 5 Stelle ha presentato una mozione con cui chiedere la revoca dei suoi incarichi di governo. Un’istanza fortemente criticata dal ministro leghista dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che senza peli sulla lingua l’ha definita “una perdita di tempo rispetto alle tante cose importanti da fare”. Cosa si sente di rispondergli?
“Sono stanco dei ‘ben-altristi’ che si girano dall’altra parte! Non giriamoci intorno, i fatti confessati da Durigon sono gravissimi e non si può tollerare che resti al Mef. Se nessuno si muove la mozione che abbiamo promosso in parlamento consentirà a tutti di assumersi le proprio responsabilità”.