Da poco, per le edizioni People, è uscito il suo libro Maledetti pacifisti che prova a rimettere un po’ di ordine nell’assurdo dibattito che si è acceso in Italia: Nico Piro è un inviato speciale del Tg3 e della Rai, specializzato in aree di crisi e di conflitto. È uno dei massimi esperti di Afghanistan in Italia e nel mondo. Per il suo lavoro ha ricevuto il Premio Ilaria Alpi, il Premiolino, il Premio Luchetta, il Premio Alberto Jacoviello, il Premio Paolo Frajese e il Premio Giancarlo Siani.
Nico Piro, come va la guerra in Ucraina?
“Sta andando nella maniera in cui era prevedibile, se si fossero fatte delle previsioni in buona fede. Chi si è basato su fonti interessate (dal ministero alla difesa britannico alle fonti mai nominate dell’intelligence Usa) si aspettava il collasso militare russo, lo scontro tra oligarchi, la rivolta popolare per il collasso dell’economia. Ma io a metà marzo ho scritto che sarebbe andata in stallo, che sarebbe durata anni. Se ci sono arrivato io poteva farlo anche la Nato, che l’ha detto solo 2 settimane fa. Ha sbagliato previsione o ha dilazionato concetti che aveva ben chiari?”.
Intanto questa guerra fa sempre meno notizia…
“L’Occidente ha dimostrato più volte che usa l’oblio per risolvere i problemi. È lo strumento che siamo destinati a utilizzare anche questa volta”.
Si aspettava questo furore bellicista in Italia?
“Da un mondo politico anestetizzato e senza passione per temi importanti (come le morti sul lavoro) non mi sarei mai aspettato che trovassero tutta questa passione trasformando la guerra come idolo. Ormai la guerra è una rigenerazione morale della nostra società o quanto meno un terreno di prova: se sei per la guerra sei una persona retta, se hai dubbi sei amico del dittatore. Per questo ho sentito il bisogno di scrivere il mio libro”.
Che opinione ha sulla reazione della politica?
“Mi ha lasciato di sasso l’incapacità della politica di guardare in prospettiva. È evidente che dopo il 24 febbraio ci dovesse essere una risposta, questo è fuori discussione, ma ai militari che io per lavoro frequento si insegna che quando attacchi devi crearti una via di fuga. La politica italiana ha attaccato senza via di fuga, senza considerare la complessità delle relazioni. Senza considerare quello che sta accadendo. I pacifisti sanno che non c’è una soluzione militare: si troverà un compromesso ma più passa il tempo e più il prezzo è alto in termini di vite umane. E soprattutto ora la Russia ha un vantaggio di territori che prima non aveva”.
So già l’obiezione che le faranno: bisognava regalare a Putin un pezzo dell’Ucraina?
“Esistono apparati ben pagati, ben costosi e formati che si occupano di diplomazia. La risposta la devono dare loro. Se il mandato politico è quello di Borrel (ovvero che la soluzione è il campo di battaglia) il vero problema è non volere la pace. Non c’è un mandato politico per la pace. Noi abbiamo dato 20 anni alla guerra in Afghanistan per dimostrare di poter essere una soluzione. Mi pare non abbia funzionato”.
Dicono che così si lascia campo aperto a Putin…
“È la teoria che ha portato al Vietnam (con il comunismo in tutta l’Asia) e i conflitti angloafghani nell’800 contro l’impero russo. Teoria smentita dalla storia”.
Che ne pensa di Svezia e Finlandia ammesse nella Nato sulla pelle dei curdi?
“Loro hanno legittimamente aderito alla Nato, soprattutto dopo la guerra Ucraina e una ragionevole paura. La vicenda dei curdi però è vergognosa perché dimostra come la parola dell’Occidente non abbia valore (abbiamo sconfitto l’ISIS grazie a loro) e come abbiamo perso qualsiasi dignità. E poi dimostra che abbiamo parametri morali a geometria variabile: non trattiamo con Putin ma trattiamo con chi manda in galera giudici, giornalisti, accademici, cioè Erdogan. Tra l’altro creando una situazione di dipendenza già nata con la Turchia sui rapporti con i migranti. Non solo legittimiamo una dittatura ma ce ne stiamo rendendo dipendenti. Cosa accadrà prossimamente con i giacimenti di gas al largo di Cipro?”.
Come resiste alle provocazioni e agli attacchi?
“Dietro a queste provocazioni non ci sono solo singoli. È evidente che ci sono delle batterie organizzate. Io sono contrario a tutte le manipolazioni della conversazione pubblica, non sopporto né i filo-russi né i filo-guerra. Resisto perché cadere nelle provocazioni significherebbe solo fare il loro gioco”.