Un accordo sulla delega fiscale, senza compromessi al ribasso. Altrimenti è meglio non iniziare proprio il confronto. E soprattutto nessuna corsia preferenziale per accontentare la Lega. Luca Pastorino, deputato di Leu in commissione Finanze, non nasconde i problemi nella maggioranza, garantendo l’impegno di realizzare la riforma del catasto. E bacchetta la Lega: non può essere sistematico che si smarchi dopo aver votato nel Consiglio dei ministri.
Quali sono i problemi che stanno emergendo sulla riforma fiscale?
“I problemi sono tanti ed erano prevedibili per una maggioranza eterogenea. L’indagine conoscitiva, condotta fino a giugno, aveva trovato una mediazione di fondo, anche buona, nonostante mi fossi astenuto. Ora è normale che vengano i nodi al pettine”.
Andiamo al punto: il percorso della riforma può fermarsi?
“Durante la riunione di maggioranza, la Lega non ha agevolato la discussione, sostenendo che le distanze erano elevate. Quasi come se non volesse andare avanti. In quella sede ho detto che il modello non può essere quello di accontentare la Lega, così come qualsiasi altra forza della maggioranza”.
Se si accontenta del tutto la Lega, ovviamente, si scontenta tutti gli altri…
“Non può essere questo il metodo. Se facciamo tutti così è difficile andare avanti. Il Governo deve proporre un modello su cui proseguire, per esempio eliminando gli emendamenti che non c’entrano con la delega. Ci deve essere la volontà di trovare una sintesi. Ma non un compromesso al ribasso”.
Si prevedono ulteriori rinvii che porterebbero la delega su un binario morto?
“Il rischio esiste. Il presidente della commissione (Luigi Marattin di Italia viva, ndr) è ottimista. Anche io sono ottimista di natura, ma non può iniziare una discussione senza un chiarimento. Non si può avviare il confronto sugli emendamenti senza un’intesa preliminare. Altrimenti è meglio che non iniziamo nemmeno”.
Sarebbe una battuta d’arresto significativa per la tenuta della maggioranza?
“Forse questa non è la composizione adatta affinché le cose vadano lisce. È una difficoltà anche fisiologica. Ma la riforma fiscale, più di altri temi, può rappresentare un ostacolo per la tenuta della maggioranza”.
Il nodo è soprattutto il catasto. Quanto è disposto il centrosinistra a tenere il punto?
“Era una questione scientificamente eliminata dalla sintesi dell’indagine conoscitiva. Perché era oggetto di divisione. Il Governo ora lo ha inserito nel testo della delega, scegliendo una formula che rimanda a cinque anni una sistemazione dei dati catastali, senza modifiche del gettito. Insomma, è solo un riordino, una fotografia. Poco più di nulla. Lo dico da sindaco, la riforma va affrontata: è una questione di equità. È evidente a tutti che ci siano disparità, anche rispetto ai territori. Nel centrosinistra ci vuole un po’ di coraggio per insistere. Mi pare che anche il Partito democratico, con sfumature diverse, voglia portare avanti il discorso. Resta, comunque, innegabile che sia un terreno di scontro”.
Un terreno di scontro, in queste ore alla Camera, è anche il Milleproroghe. È il termometro sulle tensioni nella maggioranza?
“Il Governo è andato sotto quattro volte… direi che è andata bene. Al di là dell’ironia, sono cose che possono capitare. Erano temi divisivi, penso a quello del contante. C’era già stata una riunione di maggioranza, in cui era chiara la difficoltà di trovare una sintesi. Gli inciampi ci sono sempre stati. Anche se l’idea di essere su un piano inclinato si era materializzata. E se nei prossimi giorni si consolidano certi atteggiamenti, è chiaro che ci sarebbe un problema”.
Ma la sensazione è quello di un decreto un po’ pasticciato, condivide?
“Prima di tutto esprimo il rammarico per l’aumento dei canoni minimi demaniali marittimi. Si tratta di una misura che colpisce associazioni, volontari, circoli sportivi, attività senza scopo di lucro, che organizzano eventi locali, fiere sui territori. Per il resto il decreto è la fotografia della situazione: troppi attori e con idee diverse. Un anno fa pensavo che questo Governo potesse avere una maggioranza variabile. Poi non è accaduto per lo sforzo da parte di tanti. Ma non può diventare sistematico il modello che qualcuno prima vota nel Consiglio dei ministri e poi si smarca appena finita la riunione”.