Non solo spalle, non solo al cinema, non solo veline. Le coppie femminili in televisione, con il medesimo ruolo da protagoniste, funzionano eccome. Le due prime donne per eccellenza: Mina e Raffaella Carrà nel 1974 condussero Milleluci, uno programmi più riusciti della nostra televisione. E per i complottisti dell’ultima ora chiariamo subito che le due non furono imposte, e non accettarono loro malgrado, ma fu addirittura Mina a volere Raffaella al suo fianco. La lungimiranza femminile produsse otto puntate e una scommessa vinta che sarebbe stata difficilmente replicabile.
Almeno fino all’arrivo di Laura Pausini e Paola Cortellesi. Intrattenitrici perfette, intense, camaleontiche, in un varietà che rimpiangeremo. Almeno fino al prossimo Sanremo.
E non è finita: è ripartita alla conquista del sud Italia la verace coppia formata da Monica Setta e Rita Dalla Chiesa, la cui amicizia ed empatia, in video e nella vita, si è trasformata in un format di successo su Radionorba. Le donne lo sanno. Monica, firma sagace di politica e di attualità e Rita, una delle donne della tv più amate dagli italiani, si sono messe in gioco in un esperimento ardito, visto che nell’ambito del giornalismo se ne sono viste ancor meno di donne che non affilerebbero coltelli, ma creano reti in cui impigliare i buoni sentimenti degli italiani.
Si chiama intelligenza.
Eh sì, perché ci vuole acume a fare incroci perfetti di talenti e volti così popolari: Maria De Filippi, Luciana Litizzetto, Barbara D’Urso, Virginia Raffaele. Chi non le vorrebbe rivedere non solo il tempo di uno sketch?
Perché si sa, il merito del successo di un format al femminile è dato da affinità e da diversità tangibili che fanno immedesimare ora nell’una, ora nell’altra e ci fanno sognare un mondo in cui essere complici sia possibile. Lo vediamo in tv, lo speriamo nella vita.
La guerra fra signore è sempre volgare. Come ci stanno dimostrando è il palco in cui si produce, quello in cui si raccoglie consenso.
Allora perché si osa così poco, in Italia?
Colpa di direttori o di prime donne incapaci di fare gioco di squadra?
Daria Bignardi, pensaci tu.