Molto probabilmente non sposterà un voto per il referendum. Ma la benedizione ufficiale di Barack Obama resta una stelletta da apporsi al petto per Matteo Renzi Il presidente degli Stati Uniti ha preparato una grande accogliere al premier italiano, spargendo parole al miele nei suoi confronti e consigliando di non dimettersi in caso di sconfitta al referendum del 4 dicembre. “L’economia italiana ha ricominciato a crescere. Più italiani stanno lavorando. Matteo sa bene che il progresso deve essere ancora più veloce, e un tema centrale delle nostre discussioni sarà come i nostri Paesi possano continuare a lavorare insieme per creare più crescita e occupazione su entrambe le sponde dell’Atlantico”, ha detto Obama nell’intervista esclusiva rilasciata a La Repubblica.
Il numero uno della Casa Bianca ha bacchettato, invece, l’Europa per l’approccio alla crisi economica: “Credo che le misure di austerità abbiano contribuito al rallentamento della crescita in Europa. In certi paesi, abbiamo visto anni di stagnazione, che ha alimentato le frustrazioni economiche e le ansie che vediamo in tutto il continente, soprattutto tra i giovani che hanno più probabilità di essere disoccupati”. E ha aggiunto: “Ecco perché penso che la visione e le riforme ambiziose che il primo ministro Renzi sta perseguendo siano così importanti. Lui sa bene che Paesi come l’Italia devono proseguire il loro percorso di riforme per aumentare la produttività, stimolare gli investimenti privati e scatenare l’innovazione”.
Anche sul tema dei migranti Obama ha espresso un giudizio lusinghiero sull’operato del Governo di Roma. “Renzi si adopera per arrivare ad una risposta compassionevole e coordinata alla crisi, mettendo in evidenza la necessità di dare assistenza ai Paesi africani dai cui tanti di questi migranti provengono”. Un elogio è arrivato anche agli italiani che “hanno dimostrato la loro generosità accogliendo i rifugiati nelle loro comunità. Ma come ho detto al vertice dei rifugiati che ho convocato alle Nazioni Unite il mese scorso, poche nazioni in prima linea non possono sopportare da solo questo peso enorme”. Dunque un riconoscimento al nostro Paese, che “è in prima linea nell’affrontare la crisi dei rifugiati”, definita dal presidente statunitense “una catastrofe umanitaria e un test della nostra comune umanità”.