di Stefano Sansonetti
Niente da fare. Altri sette mesi bruciati senza ottenere nessun risultato apprezzabile. Volendo fare una battuta si potrebbe dire che la Banca d’Italia è ancora troppo “immobile”. Nel senso che il progetto di dismissione del suo mattone, lanciato addirittura a metà 2010, dopo quattro anni si è rivelato un clamoroso fallimento. In ballo ex filiali, immobili di pregio, appartamenti e teatri il cui valore venne stimato in 300 milioni di euro. L’ultima novità in ordine di tempo è che anche la strategia delle offerte libere, inaugurata sulla spinta dei consulenti a fine 2013, si è tradotta in un buco nell’acqua. Sul finire dell’anno scorso, vista la deriva dei precedenti tentativi di asta, una lista di 74 immobili era stata messa sul mercato con un bando integrale che prevedeva l’aggiudicazione “a favore del soggetto che avrà presentato l’offerta valida di valore più elevato rispetto al valore minimo di congruità di ciascun immobile stabilito dalla Banca d’Italia”. Ebbene, le manifestazioni d’interesse sarebbero dovute arrivare entro il 3 marzo scorso. Ma il bilancio, al momento, è piuttosto magro. Al punto che a palazzo Koch sono in corso riflessioni per cercare di capire cosa fare di questo pacchetto immobiliare, fermo restando che incassare i 300 milioni di euro di valore inizialmente stimato, ora come ora, appare una pia illusione.
Il quadro
La partita è stata seguita in questi mesi da Colliers ed ExitOne, i consulenti immobiliari che nel 2011 palazzo Koch aveva profumatamente remunerato con un assegno da 2 milioni e 21 mila euro a seguito dell’aggiudicazione di una gara. Ma qual è adesso la situazione? “A marzo sono arrivare alcune offerte”, ha spiegato a La Notizia Giulia Longo, direttore generale di Colliers, precisando che queste sono al vaglio della Banca d’Italia. Alla domanda su quanti immobili, dei 74 previsti nell’elenco, siano stati presi in considerazione dalle offerte, la Longo ha ammesso laconicamente: “Purtroppo una percentuale molto bassa”. Di più, al momento, il consulente non può dire, “perché sono in corso le valutazioni di congruità” da parte degli uffici della banca centrale guidata da Ignazio Visco. Insomma, la situazione appare ancora nel pantano. E pensare che l’offerta libera era stata un po’ considerata come l’extrema ratio per cercare di dar corso a un piano lanciato 4 anni or sono da Draghi con la predisposizione del bando per reclutare i consulenti immobiliari. Ora, come detto, sono in corso a palazzo Koch le valutazioni congruità. Questo significa che sulle pochissime offerte pervenute gli uffici dovranno stabilire se la cifra proposta per l’acquisto dei singoli cespiti sia accettabile o meno. E se l’esito dovesse essere negativo? “A qual punto la Banca d’Italia dovrà decidere in quale altro modo valorizzare gli asset immobiliari”, ha concluso la Longo.
La lista
Certo, la colpa di un mercato immobiliare a dir poco complicato non può certo essere imputata a Bankitalia. Ma il “bottino”, considerando in particolare la spesa per i consulenti, è troppo magro. Nell’elenco dei 74 complessi ci sono pezzi pregiati. C’è per esempio un immobile romano di via dei Due Macelli, in pieno centro storico della Capitale, sede del “Salone Margherita”. A Pisa, nella centralissima via San Martino, c’è un palazzo del 1780 per complessivi 7.700 metri quadrati. A Torino, come spiegano i documenti, spicca un palazzo residenziale che risale al 1600 ed è composto da 59 unità immobiliari. In quel di Milano, zona Corso Sempione, spunta fuori un maxicomplesso da 14.550 metri quadrati, per due piani interrati e sei fuori terra. Insomma, pacchetti interessanti, alcuni dei quali entrati nel mirino di offerte che però ancora oggi sono numericamente troppo scarse ed economicamente per niente soddisfacenti. E dopo quattro anni siamo all’ennesimo nulla di fatto.
Twitter: @SSansonetti