di Stefano Sansonetti
Danno consigli (spesso non richiesti), criticano, sparano autentiche bordate. Nel mirino mettono decreti o Manovre, di cui fanno impietose radiografie. È il mondo caleidoscopico dei censori della legge di Stabilità, che ieri non le hanno mandate a dire. Bankitalia, Corte dei Conti e Upb (Ufficio parlamentare di bilancio) hanno fatto “a fettine” i più recenti provvedimenti economici del Governo guidato da Matteo Renzi, in particolare per ciò che concerne la sostenibilità finanziaria di alcune misure e dei conti pubblici in generale. Ma i più curiosi potrebbero anche chiedersi da che pulpito vengano tali “prediche finanziarie”. E potrebbero chiedersi se sotto sotto qualcuno di questi organi non tema di perdere succulente risorse pubbliche indirettamente messe in discussione dalle misure governative.
PIOGGIA DI CRITICHE
Ieri la Banca d’Italia, che però ha un bilancio autonomo, con il vicedirettore generale Federico Signorini ha assunto toni critici sul tema del contante, la cui soglia di utilizzo è stata aumentata dall’Esecutivo a 3mila euro. Palazzo Koch ha spiegato che ridurne la circolazione “resta comunque un obiettivo da perseguire, non da ultimo per motivi di efficienza”. Le bacchettate di via Nazionale sono un classico della letteratura economica. È un po’ meno classico, ma del tutto reale, far notare che Bankitalia nel 2014 è costata qualcosa come 1,94 miliardi di euro, in aumento rispetto agli 1,81 dell’anno precedente. Per carità, è vero che l’istituto oggi guidato da Ignazio Visco paga allo Stato 1,15 miliardi di tasse, ma non può non impressionare la dimensione di un ente che ormai è diventato un carrozzone, soprattutto dopo che la banca ha ceduto la scena alla Bce in tema di politica monetaria e vigilanza. A fine 2014, tanto per dirne una, palazzo Koch aveva 7.078 dipendenti, in aumento rispetto ai 7.027 dell’anno precedente. Di questi, 4.510 lavorano nell’amministrazione centrale e 2.568 nelle filiali. E che dire della “puntualissima” e severissima Corte dei Conti? In audizione sulla Manovra, ieri, il presidente Raffaele Squitieri ha detto che il Governo nella legge di Stabilita “utilizza al massimo gli spazi di flessibilità disponibili, riducendo esplicitamente i margini di protezione del conti pubblici”.
LE SOLITE FRECCIATE
Anche in questo caso non va tanto di moda raccontare che la Corte dei conti nel 2014 ha impegnato spese per la bellezza di 301 milioni di euro, in aumento rispetto ai 299,7 dell’anno precedente. Magna pars delle risorse in questione è costituita da 274,3 milioni che alla Corte arrivano direttamente dal ministero del Tesoro. Dulcis in fundo l’Upb, non conosciutissimo organo che svolge analisi sulle previsioni macroeconomiche del Governo. Ieri l’ufficio, guidato da Giuseppe Pisauro, ha fatto notare tra le altre cose che la Manovra prevede dal 2016 “impegni di carattere permanente” come il taglio della Tasi e dell’Ires, “che nel primo anno sono finanziate in buona parte da risorse temporanee, come la flessibilità di bilancio e la voluntary disclosure”. Difficile, invece, far emergere che l’Upb, ennesima Autorità indipendente che ha da poco “impreziosito” un già affollato panorama, riceve uno stanziamento annuale di 6 milioni di euro, per una dotazione organica che a regime dovrebbe essere di 30 unità.
Twitter: @SSansonetti