di Stefano Sansonetti
A parole tutti sono contro le agenzie di rating. In particolare dalle parti della Banca d’Italia, che solo nell’ultimo anno ha collezionato una consistente serie di uscite critiche nei confronti del settore. Si prenda, tanto per fare un esempio recente, la dura reazione avuta da Ignazio Visco, governatore della banca centrale, in occasione del declassamento dell’Italia operato a inizio luglio da Standard & Poor’s. Quel passaggio da BBB+ a BBB, nel valutare la capacità del Belpaese di far fronte ai suoi impegni finanziari, ha fatto scattare Visco: “La revisione del rating non è giustificata, non è coerente con i fondamentali dell’economia”. Peccato che proprio in quei momenti lo stesso Visco avesse deciso di firmare ben quattro contratti con la stessa Standard & Poor’s e con Moody’s per pagare tutta una serie di servizi resi da queste agenzie. Un classico caso in cui si predica bene e poi si razzola male? Diciamo che l’impressione è forte.
I contratti
Nei primi giorni di agosto, infatti, Bankitalia ha comunicato il raggiungimento di due accordi per “l’abbonamento ai servizi di rating research via web”. Il primo contratto è stato siglato con Standard & Poor’s che verrà pagata da palazzo Koch 477.492 dollari. Il secondo è stato stipulato con Moody’s, per un corrispettivo di 329.947 euro. A questi si aggiungono altri due contratti, entrambi per “la fornitura di servizi di rating data feed”. Uno di questi, del valore di 288.314 dollari, è stato firmato con Standard & Poor’s; l’altro, per un totale di 163.634 euro, con Moody’s. Curioso notare come i corrispettivi garantiti a Standard & Poor’s siano in dollari, perché i relativi accordi sono stati raggiunti con la sede americana. Quelli per Moody’s, invece, sono in euro perché la controparte scelta è la sede europea. Da segnalare, inoltre, che i servizi comprati da palazzo Koch hanno durata triennale.
Le critiche di via Nazionale
Di sicuro fa una certa impressione valutare questi contratti alla luce delle recenti uscite di Bankitalia. Subito dopo il declassamento dell’Italia da parte di Standard & Poor’s, per esempio, via Nazionale ha messo a punto una serie di comunicazioni con altre autorità di controllo come Consob, Covip e Ivass. In esse si chiede ai destinatari di adottare “adeguati processi interni di valutazione del merito di credito che consentano loro di non affidarsi in modo esclusivo ai giudizi emessi dalle agenzie di rating”. Ma la “crociata” di Visco contro il settore è anche più antica. In un’audizione del 9 dicembre 2011 su uno dei tanti decreti anti-crisi succedutisi in questi anni, davanti alle commissioni bilancio di camera e senato, Visco definì “una buona idea” il progetto di un’unica agenzia di rating europea per rendere meno schizofrenici i giudizi delle tre sorelle americane. E in quella stessa sede il governatore si era anche posto una domanda dal sapore più che provocatorio: “Vorrei capire quanto le agenzie di rating investono in ricerca. Chi controlla il controllore? Vale per la Banca d’Italia, vale per gli altri”. Al Forex di Parma del 18 febbraio 2012 Visco dedicò alle agenzie di rating il seguente passaggio: “Valutare tempestivamente e in maniera indipendente i rischi sovrani, tenendo conto delle condizioni e delle prospettive pubbliche, del livello e della dinamica dell’indebolimento del settore privato, delle prospettive di crescita dei paesi è un compito evidentemente difficile, richiede l’utilizzo di ingenti risorse, e le agenzie di rating non sempre sono state in grado di svolgerlo adeguatamente”.
I precedenti
Che poi non è certo la prima volta che Bankitalia paga profumatamente i servizi delle “vituperate” agenzie di rating. Nel maggio 2012, sempre per servizi di rating research via web e data feed, sono stati stipulati sei contratti, due con ciascuna delle tre sorelle americane. Fitch prese 126.402 euro, Standard & Poor’s 162.384 e Moody’s 152.820.In tutto Bankitalia pagò i servizi di rating 441 mila euro.