di Stefano Sansonetti
Magari parlare di messa in scena sarà un po’ esagerato. Ma la possibile discesa in campo dell’Enel, nel progetto di sviluppo della banda larga, comincia già a palesare un bel florilegio di furbizie. Tuffandosi nel fiume della retorica tutti sostengono di voler contribuire al progresso tecnologico del Paese. In realtà i nuovi interlocutori sono molto più prosaicamente mossi dall’obiettivo di arraffare i corposi finanziamenti pubblici messi sul piatto per internet veloce. Ed è qui che entra in gioco l’Enel, guidata dall’Ad Francesco Starace. Sulla carta può mettere a disposizione le sue linee per affiancarci la fibra ottica da far arrivare fino agli appartamenti degli italiani. Il tutto con la scusa dell’installazione dei nuovi contatori elettronici. La verità vera è che il colosso elettrico sta andando a caccia di una bella ciambella pubblica di salvataggio per mettere in sicurezza conti non proprio entusiasmanti, soprattutto dal lato del debito.
LA PARTITA
Il Governo, guidato da Matteo Renzi, ha già chiarito di voler stanziare fino a 6 miliardi di contributi pubblici per la banda larga. A chi non farebbe comodo metterci le mani sopra? Ed ecco il primo motivo di tanta “filantropia” da parte del gruppo di Starace. Il quale offrirebbe la sua infrastruttura in cambio di lauti contributi pubblici. Del resto è vero che i dati del primo trimestre del 2015 parlano di ricavi Enel a 19,9 miliardi di euro, in aumento del 9,8% rispetto allo stesso periodo del 2014, e di un utile ordinario netto del gruppo a 810 milioni, in aumento del 7,3%. Ma è anche vero che il risultato netto di gruppo, pari sempre a 810 milioni, risulta in calo del 6,7%. E l’indebitamento, rispetto alla fine del 2014, sale a 39,5 miliardi, facendo segnare un +5,7%. Proprio per questo Starace sta disperatamente cercando di far cassa con dismissioni di ogni tipo. Insomma, in tutto questo quadro, al di là dello sbandierato contributo agli interessi del paese, farebbe molto comodo incassare una parte cospicua dei 6 miliardi di finanziamenti pubblici per la banda larga.
LE VARIABILI
Poi c’è la questione dei nuovi contatori elettrici. Nel 2005 il loro costo fu di 2 miliardi. I nuovi apparecchi, a quanto pare, esigeranno uno sforzo economico che può arrivare a 3 miliardi di euro. Chi li pagherà? Saranno soldi “drenati” dai contributi pubblici alla banda larga? Oppure il peso sarà scaricato in bolletta? Domande per ora senza risposta. Ma sembra verosimile che il reale obiettivo di Starace, molto vicino all’eminenza grigia renziana Marco Carrai, sia quello di ottenere il massimo risultato con uno sforzo economico interamente a carico della collettività. E poi c’è la variabile grandi città, come Roma e Milano. Qui linee e infrastrutture varie non sono dell’Enel, ma di municipalizzate come Acea (Roma) e A2a (Milano). Al punto che un’autonoma capacità d’intervento del colosso elettrico non sembrerebbe configurabile. Ma la storia è solo all’inizio.
Twitter: @SSansonetti