Altra condanna definitiva per Denis Verdini, la terza dopo quelle che gli sono state affibbiate per il dissesto del Credito cooperativo fiorentino (per cui si trova in detenzione domiciliare) e di una ditta edile. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 5 anni e 6 mesi per l’ex senatore e ex banchiere Verdini per bancarotta fraudolenta nel fallimento della Società Toscana di Edizioni che pubblicava il Giornale della Toscana.
Altra condanna definitiva per Denis Verdini, la terza dopo quelle che gli sono state affibbiate per il dissesto del Credito cooperativo fiorentino e di una ditta edile
Confermate anche le condanne degli altri imputati, 5 anni all’ex deputato di Forza Italia Massimo Parisi, 3 anni ciascuno a Girolamo Strozzi Majorca, Pierluigi Picerno e Gianluca Biagiotti in qualità di amministratori della Ste in varie fasi. Il procuratore generale della Cassazione aveva chiesto l’annullamento della sentenza della corte di appello di Firenze nel maggio dello scorso anno ma i giudici hanno dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dagli imputati. Verdini sta già scontando alla detenzione domiciliare, per motivi di salute, nella sua abitazione di Firenze, una precedente condanna definitiva a 6 anni e 6 mesi per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino, la banca di cui è stato presidente 20 anni.
Le accuse riguardavano la bancarotta della società editoriale che nel 1998 ebbe tra i suoi fondatori e investitori gli stessi Verdini, Parisi e il principe Strozzi, che nel tempo sono stati a vario titolo amministratori con ruoli diversi. Verdini, considerato dominus del gruppo editoriale, come ricostruisce Repubblica, insieme a Parisi avrebbe incassato nel 2005 dalla Ste 1,3 milioni con una operazione di cessione di quote di un’altra società, la Nuova Toscana Editrice: operazione ritenuta dall’accusa “priva di valide ragioni economiche”, sia perché all’epoca la Ste già versava in gravi difficoltà, sia perché la Nuova Toscana Editrice aveva un capitale sociale di soli 62 mila euro, era in perdita e Verdini e Parisi detenevano solo il 20% ciascuno del capitale.
Confermata in Cassazione la pena di 5 anni e 6 mesi. Per l’ex senatore è la terza stangata giudiziaria
Verdini, scrivevano nelle motivazioni della sentenza i giudici di appello, “non solo non ha assunto iniziative” per arginare il crac, “ma non ha neppure chiesto tempestivamente il fallimento aggravandone in tal modo il dissesto”. Faro anche sui 3 milioni di euro versati per sistemare l’esposizione della Ste verso il Credito cooperativo Fiorentino. “La ragione economica che ha spinto Verdini a corrispondere al Bccf quella somma era connessa al ruolo di fideiussore — si legge ancora nelle motivazioni — tanto che poi si è insinuato nel fallimento della Ste. Ma non ha compiuto, secondo i giudici d’appello, una reintegrazione del patrimonio della società”.
La condanna definitiva per il crac dell’istituto di credito, ricorda ancora Repubblica, era arrivata nel 2020, ed era costata all’ex senatore un breve periodo di detenzione a Rebibbia, da dove era uscito a causa di un focolaio di Covid scoppiato nel carcere. Il politico toscano, infine, è stato condannato in via definitiva anche in un terzo procedimento, per un’altra bancarotta di un’impresa edile in rapporti sempre con il Credito cooperativo fiorentino. Tre anni e dieci mesi la pena stabilita in appello e confermata dalla Cassazione. Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’ex leader di Ala aveva pianificato un’operazione che portò il piccolo istituto di credito a rientrare in possesso di parte dei soldi prestati a una delle due imprese, ma al tempo stesso a portare alla bancarotta la ditta.