Dai balneari solo spicci allo Stato. La Corte dei Conti non ci sta. Il governo dei Migliori ha prorogato le concessioni. Ma i magistrati frenano sugli affari d’oro dei soliti noti

Il governo dei Migliori ha prorogato le concessioni balneari. Ma i magistrati frenano sugli affari d’oro dei soliti noti.

Dai balneari solo spicci allo Stato. La Corte dei Conti non ci sta. Il governo dei Migliori ha prorogato le concessioni. Ma i magistrati frenano sugli affari d’oro dei soliti noti

Con oltre ottomila chilometri di coste, lo Stato ottiene solo spiccioli dal business dorato delle 12.166 concessioni balneari marittime. Anche i lidi più esclusivi se la cavano con poche centinaia di euro l’anno. I signori degli ombrelloni resistono da tempo alle stesse direttive europee, con l’Italia che subisce procedure di infrazione da parte della Commissione europea e che continua a rinviare le gare proprio sulle concessioni previste dalla Direttiva Bolkestein.

Proprio come sta facendo il Governo dei migliori, limitandosi ad aprire l’ennesimo tavolo tecnico. Mentre si riaccendendono i riflettori sull’ennesimo regalo agli imprenditori del mare e sui loro sponsor politici, arriva però anche la Corte dei Conti, che boccia pesantemente la gestione dei canoni marittimi.

IL RAPPORTO. La sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato ha ultimato le indagini sulla gestione delle entrate derivanti dai beni demaniali marittimi e il rapporto inviato a Palazzo Chigi, ai Ministeri dell’economia e delle infrastrutture, al Comando generale delle Capitanerie di porto, all’Agenzia del demanio e all’Agenzia delle entrate è pesante. Le norme sono ingarbugliate al punto giusto da garantire enormi profitti ai soliti noti e l’elemosina allo Stato.

I magistrati contabili specificano infatti di aver riscontrato un quadro di frammentarietà della normativa e delle competenze amministrative, caratterizzato anche dalla separazione tra la titolarità delle responsabilità nel rilascio delle concessioni, affidata agli enti territoriali, e la titolarità dei proventi pubblici che ne derivano, che sono in capo allo Stato. “Sul piano amministrativo – specifica la Corte dei Conti – la molteplicità degli enti, che a vario titolo intervengono nella materia, ha determinato una gestione del flusso delle entrate derivanti dai canoni demaniali marittimi non del tutto efficiente”.

I magistrati tornano così a battere sulla necessità di un riordino e di una semplificazione delle procedure di riscossione dei canoni demaniali. Viene segnalata inoltre la necessità di una revisione complessiva del sistema delle concessioni, anche alla luce dell’ulteriore procedura di infrazione del 3 dicembre 2020 avviata dalla Commissione europea per il non corretto recepimento della Bolkestein. Viene poi sollecitata l’attuazione delle linee programmatiche per la valorizzazione dei beni demaniali sotto il profilo della redditività e delle potenzialità di sviluppo”.

I NUMERI. Insistendo sull’esigenza di valorizzare il sistema delle concessioni demaniali marittime, al fine di favorirne la redditività, la Corte dei Conti specifica che proprio la redditività non ha ancora raggiunto i risultati auspicati dal legislatore che, con il Decreto agosto del 2020, varato dal Governo giallorosso di Giuseppe Conte, ha previsto la fissazione di un canone minimo pari a 2.500 euro per concessione demaniale a decorrere dall’esercizio 2021, a cui ha fatto seguito a maggio il Sostegni-bis messo a punto dal Governo di Mario Draghi, che per alcune categorie di soggetti nel primo anno di riforma, ovvero il 2021, a causa della solita emergenza Covid, ha previsto un canone minimo non inferiore a 500 euro. Come al solito insomma gli incassi dorati degli imprenditori sono salvi. I magistrati del resto hanno anche accertato che, tra il 2016 e il 2020, le già magre entrate previste sono state inferiori alle aspettative: una media 101,7 milioni di euro a fronte di una previsione di 111.

Dall’archivio: Concessioni balneari prorogate fino al 31 dicembre 2023 per organizzare le gare. Per il Consiglio di Stato va tutelata la concorrenza. Non saranno possibili ulteriori rinvii.