C’è qualcosa che non torna se, dopo il disastro dei ballottaggi, in casa Pd, a parte la nota stampa dai toni piatti e dimessi, a parlare è Debora Serracchiani che, per tentare di salvare il salvabile, arriva a dire che “in un panorama negativo, la conferma del centrosinistra a San Vito al Tagliamento;, in provincia di Pordenone segna un risultato confortante”. Il punto, però, è che a conti fatti null’altro avrebbe potuto dire il vicesegretario del Pd per (tentare di) salvare la faccia del partito, dato che il voto di ieri rappresenta per i dem una vera e propria Waterloo. E non solo per Roma, Torino e Napoli. Dietro c’è molto, ma molto di più. A freddo, è soltanto con i dati che si può capire meglio e con contezza l’entità della batosta su cui, ora, Matteo Renzi dovrà ragionare.
I DATI – Partiamo da un dato. Il Partito Democratico è andato al ballottaggio in 83 città. Ha vinto lo scontro elettorale in meno della metà dei casi: solo in 32 occasioni. Numeri certamente desolanti per chi ostenta sicurezza come Renzi, specie in vista dell’importante appuntamento di ottobre col referendum. E, soprattutto, sono numeri che fanno male, specie quando li si paragona con quelli invece ottenuti dal Movimento Cinque Stelle che è arrivato al ballottaggio in 20 comuni, vincendone 19.
I NUMERI REGIONE PER REGIONE – Ma non è finita qui. Perché i dati sono ancora più interessanti se li passiamo ad esaminare Regione per Regione. Se infatti alcune realtà hanno mantenuto (in Campania, ad esempio, su 9 ballottaggi, il Pd ha vinto in 7 città; in Abruzzo, ancora, i dem hanno trionfato in 3 città su 3 chiamate anche ieri al voto), altre sono letteralmente crollate. Partiamo dalla Lombardia. Se da una parte, infatti, i dem possono esultare per Milano e per l’importante conquista di Varese dopo 23 anni di dominio assoluto della Lega Nord, è anche vero che il Pd, su 13 sfide elettorali giunte al ballottaggio, ne ha perse quasi la metà, 5. Peggio è andata in tante e tante altre città, tradizionalmente “rosse” o comunque tendenti al centrosinistra. Prendiamo proprio la Regione di Renzi, la Toscana. Qui al ballottaggio erano chiamate sei città: il Pd ha perso in 5 di queste (ha vinto solo nel piccolo comune lucchese di Altopascio), collezionando clamorose sconfitte con il centrodestra (a Cascina, a Grosseto e nella città di Maria Elena Boschi, Montevarchi) e con liste civiche (a Sansepolcro e a Sesto Fiorentino). Ma è, questo, solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare. Perché in Emilia Romagna, ancora, si andava al ballottaggio in 7 Comuni e il Pd ne ha persi 4; nella Friuli Venezia-Giulia della Serracchiani, in 4 sfide, i dem ne hanno perse 3; in Puglia sono usciti sconfitti in 6 città su 10. E ci sono anche Regioni dove ieri è stata decisamente nera. Per dire: tra Liguria (1 Comune), Marche (1), Piemonte (8), Veneto (3), Sardegna (3) e Sicilia (2), il Pd era al ballottaggio in 18 città. Bene, in nessuno di questi casi ha strappato una vittoria.
Insomma, Renzi ha vestito i panni di Napoleone. Ma non perché conquistatore. Ma perché ieri è stata una vera e propria Waterloo. Una sconfitta senza soluzione. A meno che non si voglia esultare per San Vito al Tagliamento.
Tw: @CarmineGazzanni