Tutte le storie finiscono, ma alcune di queste lasciano dei vuoti difficili da colmare.
Angela Merkel, come leader incontrastata dei conservatori tedeschi e con l’ininterrotta guida del governo di Berlino per ben sedici anni, ha contribuito a scrivere la storia. E non solo quella del suo Paese.
È proprio di queste ore la scelta del comitato esecutivo dell’Unione Cristiano-Democratica (CDU), il partito di Frau Merkel, del nuovo candidato cancelliere alle elezioni federali del 26 Settembre. Trattasi di Amin Laschet, che avendo appena vinto la battaglia interna, ora dovrà vedersela con Annalena Baerbock (nella foto): la candidata dei Verdi che tanto sta facendo parlare di sé.
Oltre alle tangibili rassicurazioni teutoniche sul fatto che le donne possano avere un reale ruolo da protagoniste nell’ancora tanto patriarcale dimensione politica, ad essere apprezzata della Baerbock è la proposta politica di cui si rende interprete e che, avendo portato la sua formazione al secondo posto nei sondaggi, dovrebbe avviare una seria riflessione anche tra i politici nostrani.
I Grünen mostrano concretamente come la protesta debba tradursi in proposta, affinché l’ecologismo – la cui centralità nelle preoccupazioni dei cittadini è ormai innegabile – non sia bandiera di movimenti settari, ma colonna portante di formazioni che possano realmente ambire a governare. Non il mascheramento con fini elettorali di una sinistra radicale e contraria allo sviluppo economico, ma un progetto – culturale oltre che politico – di metodo pragmatico e di stampo moderato.
In quarant’anni di storia, i Verdi tedeschi hanno visto crescere il proprio appeal elettorale non solo per le debolezze degli avversari, che da ultimo sono stati messi a dura prova dall’emergenza pandemica, ma per la capacità di intercettare le esigenze dei cittadini ben oltre la distinzione canonica tra “destra” e “sinistra”.
La questione ambientale non viene più percepita come sideralmente lontana dalle esigenze delle quotidianità, ma come una vera e propria urgenza di cui la politica non può non tenere conto. Il Ministero della Transizione Ecologica, che il premier Draghi ha istituito su suggerimento di Grillo, è un primo importante passo in questa direzione. Viene però da chiedersi se per una vera e piena transizione ecologica italiana non ce ne voglia prima un’altra, come quella invocata in un tweet dal Vicesegretario Pd Giuseppe Provenzano e indirizzata a un altro, ben più noto, Giuseppe.
Sembrava impossibile. E invece c’è il sorpasso sui conservatori
Scelti i candidati cancellieri, i Verdi tedeschi sorpassano per la prima volta i conservatori dell’Unione e toccano il 28% dei consensi, con un aumento di ben 5 punti dovuto alla nomina di Annalena Baerbock. Cdu e Csu invece crollano al 21% perdendo 7 punti, subito dopo aver scelto Armin Laschet. È quello che emerge da un sondaggio Forsa, secondo il quale Baerbock raccoglie il 32% (+6) delle preferenze, Laschet il 15 (-4) in ex equo con il socialdemocratico Olaf Scholz al 15% (-2).
Con queste proiezioni le chance della Baerbock si fanno dunque molto serie. Ma chi è la leader dei Verdi? Nata nel 1980 nella piccola città di Pattensen, in Bassa Sassonia, ha frequentato legge ad Hannover prima di andare alla London School of Economics, dove ha studiato diritto internazionale.
Per questo la candidata Cancelliera rilascia interviste in un inglese fluente, cosa non sempre scontato tra i politici tedeschi. È entrata nei Verdi nel 2005. Dal 2013 siede nel Bundestag come rappresentate della zona in cui vive, il Brandeburgo, Land che circonda la città di Berlino. Da quando è diventata co-leader del partito, i sondaggi danno i Verdi sopra il 20%, numeri corroborati anche dai buoni risultati ottenuti alle elezioni europee e regionali.
La Baerbock sa che il lavoro da fare per poter vincere a livello federale è lungo, soprattutto per la poca popolarità dei Verdi nella Germania orientale, dove sono invece AfD e die Linke a raccogliere molti voti. Ma anche qui, la Baerbock sa di poter giocare sul fatto che vive fuori dalla città di Berlino, in una zona che era nella vecchia Germania Est e dove i problemi che spingono a votare per AfD sono tangibili. In ogni manica c’è un’asso, insomma.