di Enzo Iacopino
Ho esitato, consapevole che insorgeranno quanti parlano, a sproposito, dei diritti dei giornalisti, secondo loro previsti dall’articolo 21 della Costituzione che, invece, regola il diritto dei cittadini ad avere una informazione rispettosa della verità e delle persone. Ora però credo sia ora di smetterla. I presidenti della Rai e di Mediaset e i direttori di tutte le testate dovrebbero porre fine a questa vergogna, diventata oggetto di intrattenimento. La notizia c’è, ed è sconvolgente: due bambine che si prostituiscono con una che avvia l’altra su una strada che passa anche per la droga. Un gruppo di malfattori che ne approfitta, per danaro o forte del danaro di cui dispone. Ma adesso basta: questo incoraggiare un voyeurismo mediatico non per dare informazioni (che cosa c’è da aggiungere alla notizia del fatto e degli arresti?), ma per garantire audience e ipotetici riscontri in edicola, in una gara squallida a chi fornisce il particolare più disgustoso, non ha nulla a che vedere con il dovere di una informazione corretta. Questo accanimento è un ulteriore atto di violenza, che si consuma con la pubblicazione degli sms e di elementi che hanno portato tanti ad identificarle, da ultimo anche grazie alla pubblicazione di foto con “l’alibi” di aver messo dei pixel sul volto. Tutti gli studenti del loro liceo le hanno ora identificate con certezza. In questa disgustosa gara, il passo successivo sarà la diffusione delle foto hard delle due adolescenti o del filmino del ricatto. Ma nel frattempo si tende a tenere desta l’attenzione più pruriginosa con l’uso di termini-esca per un pubblico che merita qualcosa di meglio dall’informazione. Occorre una scelta di responsabilità, se vogliamo davvero provare ad aiutarle e non puntiamo solo, per l’audience o la diffusione di copie, a regalare eccitazione ai tanti malati che trovano normale fare sesso con delle adolescenti.
Presidente Ordine nazionale giornalisti