di Carola Olmi
La prima causa da avvocati probabilmente dovranno farla per difendersi. Sono decine le aspiranti toghe che avrebbero copiato al concorso per entrare in avvocatura. La commissione che sta esaminando gli elaborati, alla Corte d’Appello di Milano, non avrebbe dubbi sulle prove consegnate da alcuni candidati di Napoli. Secondo quanto riportato ieri dal Corriere del Mezzogiorno, che ha citato una fonte definita “qualificata” il 20 per cento dei compiti dei candidati alla professione di avvocato a Napoli risulta copiato. Tanto che sarebbe stata anche individuata la fonte, in un sito specializzato. Nulla di nuovo sotto il sole. Come ogni esame, anche quello per diventare avvocato suscita emozione e preoccupazione in chi concorre. E di principi del foro che hanno copiato quando fu il loro turno sono pieni i tribunali. Ma la portata del copiato in questa tornata sarebbe di dimensioni bibliche. Alle tre prove fissate dal 15 al 17 dicembre scorsi si presentarono infatti in circa sei mila.
AZZECCAGARBUGLI – Le prove consistevano in un parere di diritto civile, uno penale e uno amministrativo. Una volta consegnati, i compiti furono rigorosamente imballati e spediti per la valutazione alla Commissione della Corte d’Appello di Milano per le verifiche incrociate fra Corti d’Appello: quella meneghina quest’anno vigila su quella partenopea. Appena iniziata la correzione, il primo febbraio scorso, ecco che subito appare chiaro come moltissimi compiti siano copiati, a quanto pare anche in modo maldestro, riportando parola per parola, virgola su virgola. Compiti troppo uguali fra loro per essere il frutto di una casualità. E troppo uguali alle tracce pubblicate da un sito specializzato. Il comprensibile sospetto è che le tracce siano uscite in qualche modo dalla sede dell’esame, alla fiera d’Oltremare. Il sito di informazione Napoli Today ieri ipotizzava che il sistema usato sia stato l’uso di un cellulare di ultima generazione. Uno smartphone, insomma. Come sia passato ai controlli, e introdotto da chi, resterà un mistero. Qualcuno però deve essere riuscito a introdurlo in aula e a quel punto il gioco era fatto. Una vicenda che non può meravigliare chi conosce tanti dei concorsi fatti in Italia, ad ogni livello, ma che mette tristezza per la categoria che sarebbe ricorsa a questo escamotage. Proprio chi dovrebbe difendere la legalità ha preferito imboccare la scorciatoia più illegale. Magari tra questi c’è chi diventerà avvocato. Ma di sicuro non sarà altro che un azzeccagarbugli.