La scissione nel Pd potrebbe arrivare già domenica. Dopo tante minacce, insomma, la spaccatura potrebbe arrivare nelle prossime ore. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, uno dei tre avversari di Matteo Renzi per la segreteria del partito, ha parlato chiaramente in un’intervista a La Repubblica: “Sabato lanciamo la nostra proposta, l’ultima chance al Pd. Se Renzi accetta, bene. Altrimenti, domenica andremo via”. L’esponente dem ha anche spiegato: “Mi sforzo di evitare lo strappo, ma fedele ai miei valori”. Il concetto della scissione è ribadito anche sui contenuti: “Se le differenze superano il limite del tollerabile, ognuno per la sua strada. È Renzi che ha cambiato l’articolo 18, i voucher, le trivelle, la scuola. Poi la Costituzione. Così non bastano neanche le primarie: non siamo più nello stesso partito. Tra l’altro, il proporzionale spinge a forze identitarie”.
L’avvertimento è giunto, peraltro, a poche ore dal documento comune firmato da Emiliano, insieme all’ex capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, e al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. Il senso del documento è soprattutto simbolico: i tre sono uniti e di fronte a una sfida congressuale no andrebbero in ordine sparso. Anche perché la mossa sarebbe suicida: consegnerebbe una vittoria agevole a Renzi.
Emiliano ha infine imposto anche uno stop al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, indicato come possibile candidato unico contro Renzi: “Sta facendo un cammino difficile. Ministro di Renzi, poi pilastro della maggioranza. Ma noi siamo una comunità. Non possiamo mica considerarlo uno del campo avverso: anche io ho votato Matteo, per dire. Orlando dentro questo progetto e’ assolutamente il benvenuto