Una strada obbligata quella verso l’Aventino imboccata da Giuseppe Conte. Di fronte alla vicenda delle nomine Rai, la decisione di non partecipare più – lui e tutti i 5S – alle trasmissioni del servizio pubblico era la sola risposta possibile, adeguata ed indignata, all’inaccettabile metodo predatorio e spartitorio che ha messo di fatto al bando il partito di maggioranza relativa in Parlamento da tutte le direzioni.
CAMBIO DI PASSO. Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Per i Cinque Stelle si può trattare di un’occasione irripetibile per ricominciare un percorso da capo, lo stesso che lo aveva spinto fino al 33% alle Politiche 2018. E la Rai è un ancora un corpaccione troppo molle per impedirne un impallinamento scientifico a colpi di dardi di cerbottana politica.
Troppe le contraddizioni, i privilegi, i soldi, i favoritismi, gli amici degli amici, per invocare una guarentigia ideologica con lo scudo protettore del premier Mario Draghi che ha voluto di colpo riportare indietro la lancetta dell’orologio mediatico ad un passato non certo edificante con i partiti che banchettavano ferocemente per disputarsi come le fiere poltrone e strapuntini. Fa bene dunque Conte ad essere civilmente indignato per l’ennesimo scempio di legalità e giustizia perpetrato a Viale Mazzini.
I Cinque Stelle hanno dunque la possibilità di ripartire dall’opposizione in cui sono stati relegati, di fatto, da un governo improvvido che ha fatto scelte miopi anche in relazione alla sua durata. E se Draghi e qualche suo consigliori scommettono che i Cinque Stelle, alla fine, ingoieranno l’ennesimo posto pur di evitare le elezioni anticipate hanno forse fatto male i conti. Perché è vero che in molti temono di perdere un posto difficilmente riguadagnabile soprattutto dopo il taglio dei parlamentari, i Cinque Stelle vantano numeri capaci di creare ancora seri problemi persino al Governo dei Migliori guidato da Supermario.
Per questo sbaglia Draghi a ritenere che esautorare i Cinque Stelle dalla Rai non avrà conseguenze per il suo Governo. A cominciare dai malumori che tra molti pentastellati ha generato l’inevitabile decisione di Conte di ritirarsi sull’Aventino, con relative fibrillazioni che potrebbero destabilizzare l’intera maggioranza (e lo stesso Draghi). L’ex ministro Vincenzo Spadafora per dire ha criticato aspramente la linea del leader M5S. Ma i Cinque Stelle sono nati proprio per combattere quel tipo di potere spartitorio. E fa quindi bene Conte a tenere il punto, insistendo sulla linea della fermezza.