“Avanti popolo” va indietro tutta. Neppure Corona salva Nunzia

Nuovo flop per il programma di Nunzia De Girolamo: solo il 4,3% di share per "Avanti Popolo". E il super-ospite accusa Viale Mazzini di censura.

“Avanti popolo” va indietro tutta. Neppure Corona salva Nunzia

Nunzia, abbiamo un problema. Dopo l’idea dell’intervista-tinello al marito Francesco Boccia, neanche la trovata dell’ospitata (prezzolata) a Fabrizio Corona ha evitato l’ennesimo flop per il programma Nunzia De Girolamo. Tanto che la battuta è fin troppo facile: più che “Avanti popolo” bisognerebbe chiamarlo “Indietro tutta”, mormora qualcuno nei corridoi di Viale Mazzini ricordando il nome di una fortunata (questa sì!) trasmissione Tv.

Nuovo flop per il programma di Nunzia De Girolamo: solo il 4,3% di share per “Avanti Popolo”. E il super-ospite accusa Viale Mazzini di censura

Al di là dei facili umorismi, ciò che resta sono i numeri e i dati Auditel. La seconda puntata del programma su cui per primo ha puntato il direttore degli Approfondimenti Rai, Paolo Corsini, raccoglie soltanto 742 mila spettatori, pari a una share del 4.3%. Disastro, come detto. Perché nei fatti tutti i diretti competitor hanno fatto meglio. Molto meglio. Tradizionalmente dedicata ai talk show, la serata del martedì ha visto collegarsi 1.114.000 spettatori, share del 6.4%, su La7 per “DiMartedì”, su Rai2 per “Belve” 1.036.000 spettatori, pari al 6.1 per cento di share. Su Italia1 “Le Iene” è stato seguito da 1.003.000 e il 7.2 per cento di share.

Su Rete4 “È Sempre Cartabianca” è stato seguito da 824.000 spettatori con il 5.7% di share. Di fatto, dunque, nessuno dei programmi di approfondimento ha fatto peggio di Rai3. Insomma, un flop bello e buono che, se si vuole, sa di disfatta al quadrato se si pensa che Corona ovviamente è stato anche pagato come più volte ricostruito nei giorni scorsi sulla stampa. Insomma, la società di produzione (il programma è in parte prodotto esternamente da Fremantle) ha pagato per collezionare l’ennesima bocciatura. Tanto che adesso più di qualcuno ha cominciato ad alzare le antenne.

Difficile pensare si possa sin da ora parlare di rischio chiusura, ma non è detto che a un certo punto si debba andare per quella strada. Non fosse altro per i costi esorbitanti che non giustificano risultati deludenti. Sebbene per anni gli esponenti di Fratelli d’Italia abbiano criticato la gestione dissennata di Viale Mazzini, ora a svenarsi aprendo alle produzioni esterne è proprio la nuova direzione. Secondo notizie di cronaca il budget messo a disposizione per ogni puntata è pari a circa 200mila euro, che per tutta la stagione (32 puntate) fanno 6,4 milioni. Una cifra considerevole per un programma d’informazione, realizzato in appalto esterno parziale con la società di produzione Fremantle. “Cartabianca”, per dire, costava sugli 80mila.

Il problema, però, a questo punto non riguarda soltanto il programma della De Girolamo. Ce ne sono diversi, infatti, frutto delle brillanti menti illuminate di Viale Mazzini, che stanno collezionando solo ascolti flop. Uno di questi riguarda proprio il volto televisivo del cambiamento meloniano: Pino Insegno. Il suo “Mercante in fiera” è un disastro dietro l’altro, televisivamente parlando. Alla seconda settimana di trasmissione nella fascia preserale su Rai2, i numeri non sono migliorati. I dati dei primi sette giorni parlavano di percentuali esigue, tra il 3,4% e l’1,9; quelli dei giorni successivi sono stati anche peggiori, sprofondando fino al tragicomico 1,6.

Da Pino Insegno al Provinciale e La volta buona, i nuovi format collezionano risultati deludenti

Non a caso si stanno facendo sempre più insistenti le voci di una chiusura anticipata del programma, tanto più che pure nella terza settimana di messa in onda i risultati non cambiano. Insomma, l’idea è che la trasmissione potrebbe lasciare spazio ad una delle classiche serie tv di Rai 2: i costi sarebbero senza dubbio minori, e la Rai eviterebbe grosse perdite (meno il programma viene visto, meno introiti arrivano dalla pubblicità). Insegno, ovviamente, non si tocca. E si aspetta di rilanciarlo a dicembre quando prenderà il posto di Flavio Insinna a “L’eredità”. E ancora: tanto ha fatto discutere anche un altro programma di cui molto si è parlato, frutto anche questo delle decisioni della Direzione Prime Time (oggi guidata da Marcello Ciannamea).

Per Fazio al Nove 2,1 milioni di telespettatori e il 10,5% di share

Parliamo de “Il Provinciale”, format che ormai tutti accostano al suo volo per eccellenza, Federico Quaranta. Che il suo 3% – spesso raggiunto a stento – sia stato un disastro sotto ogni punto di vista è dimostrato dal confronto – per quanto la trasmissione abbia un taglio e un piglio diversi – proprio con Fabio Fazio e il suo “Che tempo che fa” che da Rai3 è passato come noto al Nove: 2,1 milioni di telespettatori e il 10,5% di share. Risultati un tempo inimmaginabili per il Nove e oggi, paradosso dei paradossi, sembrano irraggiungibili proprio per Viale Mazzini. Se non è fallimento questo, difficile immaginare cosa possa esserlo.

E non è un caso che adesso tanti ragionamenti si moltiplicano e si accavallano. I tanti esperimenti e nuovi programmi mandati in onda stanno raccogliendo risultati che interrogano molti. Ed è un bel problema, considerando il rumore dei pesanti addii in casa Rai – da Lucia Annunziata a Massimo Gramellini, passando per Fabio Fazio e Bianca Berlinguer – e, soprattutto, il fatto che chi ha trovato casa altrove sta raccogliendo ottimi risultati (vedi “È sempre Cartabianca su Rete4”). Ragionamenti che ovviamente non sono estranei a Viale Mazzini e che rendono il clima piuttosto incandescente.

Leggi anche: “Una Rai di incapaci. Peggio dei tempi dell’editto bulgaro”. Parla l’ex capostruttura, Mazzetti: “Situazione destinata ad aggravarsi”