Un passaggio necessario perché “il ponte va aperto al traffico quanto prima poiché a Genova e in Liguria la viabilità è al collasso”, ma non è una vittoria dei Benetton: dopo la decisione di Paola De Micheli che ha affidato la gestione pro tempore del nuovo Ponte Morandi ad Aspi e soprattutto dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha sottolineato la legittimità dell’esclusione della società dalla ricostruzione del viadotto, il Movimento cinque stelle sul fronte delle concessioni autostradali non fa passi indietro. È chiaro sul punto il senatore M5S Mauro Coltorti, presidente della commissione Lavori pubblici a Palazzo Madama. “I Benetton lo sanno benissimo – precisa il pentastellato – la mangiatoia imbastita su misura per loro da governi proni e pronti a girarsi dall’altra parte di fronte ai mancati investimenti, è destinata a concludersi”
In che modo è finita?
Lo sapremo a breve: personalmente, ritengo che lo Stato debba tornare centrale nella gestione delle autostrade. Di certo il film visto negli ultimi vent’anni è ai titoli di coda. E lasciatemi dare onore al merito a Danilo Toninelli: ci massacrarono perché lui decise di estromettere la Consulta dalla ricostruzione del ponte. Ieri la consulta si è pronunciata: non è stato commesso nessun atto illegittimo. Quindi i Benetton non hanno vinto proprio nulla.
Non crede, però, che sia uno schiaffo alle vittime affidare il nuovo ponte Morandi ai Benetton?
Sì, ed è uno schiaffo che fa male. Io capisco tutte le ragioni tecniche con le quali la ministra De Micheli ha circostanziato la cosa ieri mattina, ma sempre uno schiaffo rimane. Forse si poteva intraprendere un percorso più collegiale con gli altri membri del governo per affrontare la questione. Sono due anni che non facciamo altro che pensare a quelle 43 vite, spezzate dall’incuria e dalla negligenza di chi doveva fare interventi sul Morandi e non lo ha fatto. Mi sento mortificato di fronte ai familiari delle vittime: in qualsiasi altro paese, di fronte a un disastro di queste proporzioni, la gestione di un’infrastruttura verrebbe tolta ai responsabili dopo mezza giornata. In Italia invece sembra normale solo al Movimento 5 Stelle che i Benetton vadano tenuti lontani dalla gestione delle autostrade.
Le opposizioni nel frattempo sono andate all’attacco. Penso a Salvini: il leader leghista vi ha dato dei “ridicoli e bugiardi”…
Se non fossimo di fronte a diversi morti, le parole di Salvini le definirei burlesche. Invece le trovo ributtanti, perché la sua Lega nel 2008 votò senza batter ciglio l’approvazione delle concessioni autostradali per legge. E non era un’altra Lega rispetto ad ora, visto che Salvini sedeva tra i banchi della Camera. Quel voto fu architettato dal governo Berlusconi per “puntellare” i privilegi già abnormi con i quali i Benetton avevano avuto in gestione le nostre autostrade. La difesa a spada tratta di Atlantia da parte di Salvini e dei suoi durante il Conte 1 è la dimostrazione di quanto fosse consolidato l’intreccio affaristico. Adesso, seppure con ritardo, la cuccagna è destinata a finire: questo dev’essere chiaro tanto a Salvini quanto ai Benetton.
Non c’è il rischio che il Pd si comporti esattamente come la Lega sul tema concessioni?
Ai colleghi del Pd lancio una sfida: sono certo che non replicheranno l’atteggiamento della Lega. Il sistema delle concessioni autostradali va rivisto dalla testa i piedi: nella maggioranza tutti ne devono essere consci. Basta con i signori del casello: Atlantia anno dopo anno ha visto impennarsi gli utili, mentre la curva degli investimenti ha continuato a flettere verso il basso. Un fallimento. Il Movimento 5 Stelle ha spinto per la revoca in questi due anni per scardinare questo sistema. Ora, revoca o no, dobbiamo rimettere lo Stato al centro del controllo di quei 3 mila km di autostrade. E far sì che tutti viaggino più sicuri e spendendo meno.
Se questa soluzione è temporale, quali saranno i prossimi step?
Conte ha detto che il governo deciderà subito. Non so dire ancora se si procederà con un ingresso massiccio dello Stato in Aspi attraverso Cdp o in qualche altra maniera, oppure mediante un commissariamento di Aspi e una conseguente messa al bando delle concessioni. Oppure con la tanto dibattuta revoca, qualora fosse economicamente percorribile. Però questa stagione fallimentare va archiviata. Senza se e senza ma.