L’investimento da 110 milioni concordato con lo Stato finirà domani. Poi novecento operai si fermeranno e soprattutto non ci sarà più un responsabile nella malaugurata ipotesi di un cedimento dovuto alla mancata messa in sicurezza di un’intera autostrada. Perciò in queste ore c’è un’intera regione, l’Abruzzo, con il fiato sospeso per il braccio di ferro tra Ministro delle Infrastrutture, Anas e concessionrio dell’Autostrada A24 Roma-Pescara e della collegata A25, che sono di fatto l’unica vera arteria di collegamento con il versante tirrenico del Paese. Nonostante lo Stato abbia riconosciuto la necessità di eseguire con urgenza un pacchetto di opere di consolidamento da 170 milioni, conseguente ai danni provocati dal terremoto di ormai otto anni fa, dopo una lunga battaglia con l’Anas, l’estate scorsa sono stati avviati lavori per 110 milioni, cioè l’equivalente di due rate dovute dal concessionario – il gruppo Toto – per aver vinto la gara sulla gestione del tracciato fino al 2030. Mentre è ancora in corso un contenzioso sul soggetto a cui pagare la concessione (Anas rivendica le somme che secondo Toto spettano invece al Ministero delle Infrastrutture), non c’è nessun accordo per finanziare i restanti 60 milioni che servono subito per assicurare i viadotti e le gallerie.
Palla al Parlamento – Si gioca col fuoco, insomma, puntando più sulla buona sorte che sul buon senso, con l’effetto di far sollevare tutta la politica locale, dai partiti di governo al Centrodestra fino ai Cinque Stelle. Un emendamento al cosiddetto decreto fiscale presentato dalla deputata abruzzese Pelino (FI) è stato bocciato, mentre una proposta simile avanzata dalla Pezzopane (Pd) è messa sullo stesso binario morto. La richiesta che arriva dal territorio è di compensare una terza rata della concessione, dal valore di 55 milioni, con i lavori mancanti. Il motivo della resistenza sta nella concessione di un finanziamento a fondo perduto da 250 milioni accordato nei mesi scorsi con il cosiddetto decreto Mezzogiorno. Soldi europei che però non sono immediatamente disponibili. Il gruppo Toto si è dunque rivolto alla Cassa Depositi e prestiti, che ha sempre tanti soldi da investire nelle operazioni più variegate, ma quando c’è da sostenere le infrastrutture è ancora ai tempi della diligenza. Secondo una previsione realizzata dallo studio Gianni-Origoni, se tutto va bene si arriva al primo trimestre del 2018 per avere la liquidità necessaria a tenere aperti i cantieri. E dire che mentre il Ministero di Delrio, l’Anas e il Parlamento restano inermi di fronte alla sicurezza della rete autostradale abruzzese, da altre parti d’Italia non solo il Cipe corre nel finanziare opere meno urgenti, ma si accorda anche col via libero europeo l’allungamento delle concessioni, come deciso proprio ieri dalla Commissione Bilancio del Senato, che ha prorogato di 30 anni la gestione dell’autostrada del Brennero, consentendo agli azionisti di versare i fondi che accantonano dal 1997 solo al perfezionamento della concessione stessa.