Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si è già messo al lavoro sul Piano economico finanziario (Pef) che gli ha inviato Autostrade per l’Italia. Ora bisognerà capire quali decisioni prenderà sull’approvazione finale del Piano stesso, atteso da Cdp per mettere a punto un’offerta su Aspi. La scadenza è fissata per il 30 novembre. Il dicastero guidato da Paola De Micheli non ha dubbi: “Se verificheremo che il Pef rispetta gli accordi presi a luglio il via liberà arriverà presto e con soddisfazione”.
I Benetton ci credono. Già dieci giorni fa, passando in rassegna i conti di Atlantia dei primi nove mesi dell’anno (che hanno rivelato un rosso di 718 milioni di euro), hanno dichiarato “ragionevolmente probabile” un accordo col governo su Aspi e “ragionevolmente non probabile” la revoca della concessione autostradale. Aspi, ricordiamo, è controllata all’88% da Atlantia, che a sua volta è controllata da Edizione dei Benetton al 30,2%. La famiglia di Ponzano Veneto vuole chiudere il dossier su Aspi.
STRETTA FINALE. I Benetton sanno che, in seguito all’ultima bufera giudiziaria che ha travolto ex vertici e attuali manager (subito sospesi), sono meno forti nella trattativa col governo. I guai giudiziari hanno irrobustito l’ala dura (leggi Movimento Cinque Stelle) pronta alla revoca della concessione nel caso in cui i Benetton decidessero di non uscire definitivamente di scena. Per questo avevano bisogno di qualcuno che si sedesse al tavolo dotato di maggiore appeal. Da qui la nomina di Enrico Laghi, specializzato nel regime dell’amministrazione straordinaria (si è fatto carico di dossier delicati quali Sorgenia, Alitalia e Ilva), alla presidenza di Edizione al posto di Gianni Mion. Una svolta che anche il mercato pare apprezzare.
Ieri Atlantia ha chiuso a Piazza Affari a +1,72%. “Si tratta di una scelta di chiara matrice tecnica, a favore di un professionista con uno spiccato approccio istituzionale”, precisa la nota dei Benetton. La trattativa su Aspi vede da più di un mese in prima linea Cdp, insieme ai fondi Macquarie e Blackstone, che hanno presentato due offerte per rilevare l’88% della concessionaria. Bocciate entrambe da Atlantia perché i termini economici erano ritenuti non adeguati. Cassa e soci hanno messo sul piatto fin dall’inizio una valutazione del 100% di Aspi nel range di 8,5-9,5 miliardi, rimasta invariata nelle due offerte.
Ora, dicevamo, entro il 30 novembre Atlantia attende un’offerta. Ma rimane lo scoglio del Pef che, regolando il sistema delle tariffe per i prossimi anni, è il vero cardine per poter determinare il valore della concessionaria. Ebbene anche su questo fronte i Benetton hanno provato ad accelerare. Aspi ha approvato la nuova versione del Pef, a seguito dei rilievi dell’Art (l’Autorità dei trasporti), e l’ha inviata al governo qualche giorno fa. La necessità di rielaborare il Pef era scattata lo scorso 22 ottobre, quando il Mit aveva scritto ad Aspi, chiedendo di adattare il Pef sulla base del parere che era stato formulato dall’Art il 14 ottobre.
Nella nuova versione il piano industriale di Autostrade viene confermato. Vengono mantenuti i 14,5 miliardi di investimento e i 7 miliardi di manutenzioni al 2038. Confermato anche l’importo di 3,4 miliardi di euro di risorse compensative a seguito della tragedia di Genova – di cui 1,2 miliardi di investimenti non remunerati – che Aspi manterrà a proprio carico. In questo modo si punta a mantenere elevata la spesa in manutenzione. La spesa media prima del 2018 era di 280-300 milioni annui. Nel 2019 è diventata di 400, nel 2020 di 655, nel 2021 la spesa programmata è di 600 milioni. L’indice di recupero di produttività sull’automazione resta quello voluto dall’Art, del 2,2%, ma sarà applicato in 10 anni invece che in 5. Questo consentirà di effettuare un ricambio senza licenziamenti ma usando incentivazioni e scivoli verso la pensione. Al tempo stesso si prevedono 2400 assunzioni da qui al 2024.
Oltre al Pef, Aspi ha scritto al Mit una lettera, nella quale comunica di accettare anche l’atto aggiuntivo (in pratica, il contratto che serve a recepire il nuovo Pef nella concessione vigente) nei termini proposti dal governo il 2 settembre scorso. In sintesi, Aspi ritiene di aver accettato formalmente tutti gli atti proposti dal governo e nella formulazione voluta dall’esecutivo: l’atto transattivo per la chiusura della procedura di revoca (a inizio ottobre), la nuova versione del Pef sulla base dei rilievi Art (in settimana), l’atto aggiuntivo (nella giornata di sabato). Rimane “solo” da verificare se anche per il governo ci sia stato pieno rispetto degli accordi presi dai Benetton a luglio. Ma ormai manca poco per sapere se la trattativa sia destinata nuovamente ad arenarsi.