“L’Autonomia va fermata, il vero problema sono le storture del regionalismo”. Parla il segretario di +Europa, Magi

“L’Autonomia va fermata, il vero problema sono le storture del regionalismo”. Parla il segretario di +Europa, Magi

“L’Autonomia va fermata, il vero problema sono le storture del regionalismo”. Parla il segretario di +Europa, Magi

Riccardo Magi, under 50 con una storia di grande attivismo politico che lo ha visto qualificarsi su battaglie in particolar modo finalizzate al riconoscimento e alla difesa dei diritti civili. Parlamentare al secondo mandato, oggi Segretario di +Europa.
Inevitabile chiederle se dopo il voto alle Europee di giugno – in cui non avete superato la soglia di sbarramento – sia partita una riflessione interna. Se sì, vuole condividerla con noi?
“La lista Stati Uniti d’Europa è stata un’iniziativa politico elettorale ambiziosa e coraggiosa basata sul tentativo di mettere al centro del dibattito sulle elezioni europee il futuro dell’Europa, cioè dell’Italia, la necessaria riforma delle sue istituzioni, l’urgenza di un salto di qualità nell’integrazione politica del continente di fronte a enormi sfide ingestibili su scala nazionale. Al contempo, è stato il tentativo di offrire alle forze politiche italiane della famiglia liberal democratica, che sarebbero confluite nello stesso gruppo al parlamento europeo, uno strumento e un’occasione per unire le forze anziché disperderle. La campagna elettorale purtroppo, nonostante i nostri sforzi, è stata tutta ripiegata in chiave nazionale e c’è stato chi ha preferito la scelta solitaria”.

La consideriamo in ogni caso una scelta da rivendicare?
“La formazione del gruppo europeo della destra estrema promosso da Orban, verso il quale Salvini sarà inesorabilmente attratto e del quale fanno parte molti ex alleati della Meloni, che effetti può produrre sul governo italiano e sul posizionamento politico della Meloni? A fare il ‘patriota’ trovi sempre qualcuno più “patriota” di te. Per primi abbiamo denunciato prima del Consiglio europeo di Bruxelles che Meloni stava confondendo il proprio ruolo di presidente del Consiglio italiano con quello di leader del partito conservatore europeo danneggiando così gli interessi italiani. Ora è sempre più evidente che si è isolata sia nel Consiglio europeo, proprio mentre presiede il G7, sia come leader dei conservatori”.

Venendo alla politica interna, lei pensa che il referendum sull’Autonomia – nel caso in cui venga giudicato ammissibile dalla Corte Costituzionale – raggiungerà il quorum (gli ultimi referendum non lo hanno raggiunto). Quali i rischi per il Paese con l’autonomia differenziata?
“La strada è lunga ed è importante percorrerla consapevoli delle difficoltà ma anche dell’urgenza di offrire al Paese occasioni di partecipazione democratica. Difendere la Costituzione e la democrazia significa innanzitutto farle vivere. Referendum significa appunto dibattito e scontro democratico di idee, di cui questo Paese ha un estremo bisogno. Per questo è necessario che il governo renda operativa il prima possibile la piattaforma pubblica per la raccolta digitale dei cittadini, che ha già un ritardo di oltre due anni e mezzo rispetto a quanto prevede la legge. Su questo mi auguro che Meloni non abbia timore “del popolo”, visto che lei per prima lo invoca continuamente. Si tratta proprio di uno strumento che può servire a rivitalizzare la democrazia, come auspicato anche dal Presidente Mattarella. E sempre per questo è importante che sull’iniziativa referendaria contro questa Autonomia le opposizioni e tanti altri soggetti abbiano voluto coordinarsi. Chi sceglie l’Aventino sbaglia e non comprende che le occasioni di opposizione intransigente con questo pessimo governo andrebbero moltiplicate, anziché evitate per paura di non raggiungere il quorum in un voto popolare che dovrà arrivare tra un anno, al termine di un percorso lungo di mobilitazione. Nel merito l’autonomia differenziata che intendono realizzare non è affatto l’applicazione di un principio federalista basato su maggiore autonomia a fronte di una maggiore responsabilità e capacità impositiva. E poi sarebbe servito un tagliando al regionalismo italiano pieno di storture e inefficienze anziché tentare di attuarlo in modo squilibrato come fa questa destra. Nel frattempo molte materie sono di fatto e di diritto compentenza concorrente con l’Ue”.

Veniamo alla questione vaccini. Quella della Lega sulla non obbligatorietà dei vaccini è propaganda finalizzata a rafforzare il consenso di una certa fetta di elettorato, o può tradursi in una reale proposta politica?
“L’emendamento della Lega è anti-italiano. La scelta di non vaccinare non riguarda solo chi non si tutela con il vaccino: le campagne vaccinali sono fatte per creare immunità di gregge e proteggere tutti, in particolare le persone più indifese. Abbiamo chiesto al Ministro della Salute Schillaci di venire in aula a spiegare che politica sulle vaccinazioni intende portare avanti il governo, se prevede l’abolizione dell’obbligo come vuole la Lega oppure no. Per anni questa destra ha mostrato il suo volto antiscientifico arrivando persino, Meloni compresa, ad accarezzare il mondo no-vax”.

Decreto carceri e Ddl sicurezza, come si tengono insieme? Crede sia questa la strada giusta per risolvere la drammatica situazione in cui versano le carceri italiane?
“Il sistema penitenziario italiano è letteralmente al collasso. Nelle condizioni di sovraffollamento, di mancanza di occasioni di lavoro e di formazione, di medici, psichiatri, educatori le carceri sono inevitabilmente luoghi di afflizione e di disperazione in cui si annienta la dignità umana . Impossibile perseguire la finalità costituzionale di reinserimento sociale in queste condizioni. Di fronte a questa terribile situazione il Dl Carceri emanato dal governo qualche giorno fa sembra semplicemente dissociato dalla realtà, sembra il provvedimento di un governo totalmente inconsapevole. Ma c’è di peggio: la concomitanza con il Ddl Sicurezza, all’esame della Camera negli stessi giorni, con cui il governo continua a creare nuovi reati e ad aumentare le pene per reati già esistenti. Anziché intervenire con misure deflattive sulle presenze in carcere stanno aumentando gli ingressi come già avvenuto per effetto del Dl Caivano. Con alcune trovate che svelano un salto di qualità nella politica repressiva ed autoritaria come il reato di resistenza passiva in carcere che viene equiparato alla rivolta violenta. Sconcertante, direi di più: criminale oltre che criminogeno. Le risposte per riformare il carcere noi le abbiamo messe sul tavolo a partire dalla depenalizzazione dei reati legati al consumo di droga e proponendo le Case di reinserimento sociale, delle strutture alternative al carcere volte ad accogliere tutti i detenuti e le detenute che stanno scontando una pena detentiva anche residua non superiore a 12 mesi. Fino all’attuazione della sentenza di inizio anno della Corte Costituzionale sul diritto all’affettività in carcere”.

Il tema della sicurezza viene spesso associato all’immigrazione illegale. Cosa pensa dell’esternalizzazione delle frontiere e delle attuali politiche migratorie governative?
“Negli ultimi anni il tema dell’immigrazione è stato probabilmente il tema più utilizzato in chiave propagandistica dalle forze populiste in tutta Europa. Ciò è servito a indicare soluzioni illusorie e anche disumane oltre che illegittime perché contrarie al diritto europeo e internazionalenoltre che alla nostra Costituzione. Gli accordi con la Libia e con la Tunisia si sono rivelati uno scellerato patto sulla pelle di esseri umani che si ritrovano imprigionati in quei Paesi, dove avvengono violenze e violazioni di ogni tipo. Anche l’hotspot e il Cpr in Albania non sono altro che prigioni a cielo aperto, pagate dagli italiani, al di fuori da ogni norma internazionale, nascoste ai nostri occhi. E’ quello che ho detto in faccia a Giorgia Meloni nel giorno dell’inaugurazione con Edi Rama, rovinandole lo spot elettorale che si era preparata a pochi giorni dalle europee”.

Gli stessi migranti che poi vengono sfruttati sino alla morte, pensiamo al recente caso di Latina, dal caporalato. Eppure abbiamo una legge per il contrasto a questo vergognoso fenomeno. Perché non funziona?
“Non funziona perché andrebbe intensificata l’azione di controllo da parte di ispettori e forze dell’ordine nelle aree in cui è noto che vi sia una forte concentrazione di attività lavorative basate sullo sfruttamento crudele dei cittadini stranieri irregolari. Ma la cosa più grave è che tanta retorica sulle politiche migratorie ha portato a non vedere la schizofrenia più grande che viviamo da anni: il nostro sistema produttivo chiede un numero incredibilmente maggiore di ingressi di lavoratori stranieri regolari nel nostro Paese e tanti cittadini stranieri vorrebbero venire a lavorare qui ma le nostre leggi lo impediscono a partire dalla Bossi-Fini che prevede un sistema talmente rigido da impedire di fatto l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. È folle e utile solo a chi intende sfruttare il fatto che tante migliaia di persone siano prigioniere nella loro condizione di irregolarità Senza poterne uscire. Anche qui, le nostre proposte sono depositate in Parlamento e firmate dalle altre forze di opposizione. Il Governo non si muove, evidentemente anche alla destra fa comodo il caos e la conflittualità sociale. Fa comodo non risolvere i problemi e continuare a considerare il tema dell’immigrazione come un tema di ordine pubblico anziché di politiche del lavoro quale è”.

Alla luce dell’inatteso esito delle legislative francesi, auspica un’alleanza tra una parte del Fronte Popolare e Renaissance di Macron, o un governo del solo Fronte Popolare?
“Intanto è un’ottima notizia che la scelta di Macron di andare a elezioni e di milioni di francesi di correre ai seggi abbia portato alla sonora sconfitta della destra nazionalista, antieuropea e xenofoba del RN. L’alleanza tra una pate del NFP e Ensemble per la formazione del governo non è affatto facile né scontata ma necessaria per non rendere vana la straordinaria mobilitazione dei cittadini francesi a difesa della democrazia”.