Dopo i dubbi dell’Ufficio di bilancio del Senato e la bocciatura dell’Unione europea, sull’autonomia differenziata proposta dal ministro Roberto Calderoli piove un’altra tegola. Contro il progetto di riforma è stata depositata una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare, sottoscritta da 105.397 italiani a fronte delle 50mila firme richieste per dare il via all’iter legislativo. La raccolta delle firme si deve al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale con il supporto delle organizzazioni sindacali Flc Cgil, Uil scuola Rua, Federazione Gilda Unams, e di associazioni sanitarie e membri di Consigli comunali.
Una legge popolare contro la riforma dell’autonomia voluta da Calderoli: “Rischiamo di giocarci 160 anni d’Unità d’Italia”
Come riporta l’Ansa, secondo il professore Massimo Villone, voce e ideatore del Coordinamento contro la riforma, se dovesse passare la legge Calderoli rischiamo “di giocarci 160 anni di Unità d’Italia” con la possibilità, tutt’altro che remota, che il Paese “si sfasci pezzo per pezzo”. Dubbi e voci contrarie che crescono quotidianamente. Tra i primi a lanciare Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che ha stroncato la riforma in quanto: “Stiamo andando verso una Sanità a doppio binario” con l’aggravante “che le regioni più povere, ossia quelle del Centro Sud, rischiano di diventare clienti di quelle del centro nord”.
Secondo Gimbe il nostro “servizio sanitario nazionale è basato sui principi di equità, di uguaglianza e di universalità” ma ora a queste parole chiave se ne stanno sostituendo altre ossia “rinuncia alle cure, fuga verso il privato e mobilità sanitaria”.