Dopo tre anni di carcere e infinite proteste internazionali, la premio nobel ed ex leader della Birmania, Aung San Suu Kyi, è stata trasferita agli arresti domiciliari. Lo riferisce l’agenzia stampa Afp che cita una fonte secondo cui la donna, incarcerata durante il golpe militare del 2021, ha lasciato il carcere. Tuttavia la stessa fonte non chiarisce se la scarcerazione della 78enne sia definitiva e dovuta a uno sconto di pena, oppure se si tratti di una misura temporanea.
A far propendere per la seconda ipotesi è il portavoce della giunta birmana, Zaw Min Tun, che ha affermato che a causa del grande caldo le autorità del Paese hanno dovuto adottare misure per proteggere i detenuti vulnerabili. “Non solo Daw Aung San Suu Kyi e U Win Myint, ma anche alcuni vecchi prigionieri hanno ricevuto le cure necessarie a causa del clima molto caldo”.
Quel che è certo è che secondo i media locali, la premio nobel sarebbe malata da tempo. Durante il processo, durato mesi, la San Suu Kyi avrebbe sofferto di vertigini, vomito e talvolta sarebbe stata talmente debilitata da non riuscire neanche a mangiare a causa di una grave infezione che la tormenta da tempo.
Il golpe in cui venne arrestata Aung San Suu Kyi
Il colpo di Stato in Myanmar, meglio nota come Birmania, risale al febbraio 2021 quando i militari hanno deposto i vertici del Paese e arrestato numerosi politici, tra cui la leader del partito di Governo ossia la Lega Nazionale per la Democrazia. Subito dopo i golpisti imposero lo stato di emergenza per la durata di un anno, giustificando gli arresti con “enormi irregolarità” nelle elezioni di novembre.
All’epoca dei fatti il partito di San Suu Kyi, già premio nobel per la Pace nel 1991 per la sua battaglia per i diritti umani, aveva fatto riferito un appello della leader a resistere al golpe, esortando tutti i cittadini “a protestare con tutto il cuore”.