di Alfonso Palumbo
Che differenza fra c’è gli aggettivi ‘uguale’ e ‘identico’? Il Devoto Oli edizione 2007 ci viene in soccorso. E per nostra fortuna elimina ogni dubbio, evocando la ‘condizione di parità’ reciproca e la perfetta ‘coincidenza’ . Tutto questo per comprendere il percorso a ritroso posto in essere, a Roma, da B. G., ex-direttore di azienda e con un presente nel panorama culturale italiano, trovatosi di fronte a un prodotto farmaceutico che l’ha lasciato parecchio perplesso. Al punto da spingerlo presso l’Autorità di Pubblica sicurezza per informarla dell’accaduto.
In una farmacia della Capitale BG chiede infatti, dietro ricetta medica, una confezione di ‘Augmentin’, medicinale della GlaxoSmithKline. Acquistatala, una volta a casa la apre ritrovandosi davanti una sovra-copertina che racchiude una scatola di ‘Augmentine’. La ‘cover’ è ben diversa dalla confezione che poi si scopre giungere dalla Spagna. Di fronte al prodotto che corrisponde poco- tanto-per niente a ciò che lui aveva inteso acquistare, il cliente-utente-consumatore-cittadino si vede costretto a pensar male. Sarà mica un medicinale taroccato? O, peggio, falso? Fra dentisti che esercitano senza averne titolo, Viagra pericoloso che viene dalla Cina, adulterazioni varie dei cibi, sentirsi spiazzati diventa obbligatorio! Del resto, come ci informa l’Università Cattolica di Roma, c’è un “Rapporto europeo che boccia l’utilità dei test genetici acquistabili sul web”. Tanto che a marzo, con il coordinamento dell’Istituto di Igiene dell’Università, partirà una innovativa piattaforma e-learning, realizzata sotto l’egida del CCM del Ministero della Salute; il corso è rivolto a medici, potenziali prescrittori, “Al fine di governare la crescente offerta di kit di indagini genetiche e difendere i cittadini dai rischi dei test diretti al consumatore”.
Vocabolario alla mano inizia il tourbillon lessicale: ‘uguale’, ‘identico’, ‘simile’, ‘corrispondente’… qualunque aggettivo BG impieghi non riesce comunque a capire il perché si ritrovi in mano un prodotto che sarà anche simile/identico a quello che lui aveva chiesto ma che esattamente lo stesso – per lui – non è. Da perfetto cittadino dotato di senso civico, BG si è dunque recato dalle Autorità di Ps informandole dell’accaduto e venendo a sua volta informato che le sezioni dell’anti-sofisticazione ne fossero già a conoscenza, così come la GlaxoSmithKline. E’ pertanto probabile che non sarà stato, questo accaduto a Roma, l’unico caso nazionale di dubbio collegato a tale farmaco. Del resto, c’è qualcosa che distingue la confezione di importazione da quella italiana. La scatola grigio-viola confezi0onata all’estero, quanto agli eccipienti, indica infatti ‘silice colloidale’ (nella confezione italiana si aggiunge ‘anidra’ che invece manca nella prima); poi ‘carbossimetilamido sodico’ (nella italiana si aggiunge ‘A’ che qui manca); infine ‘dimeticone’ (che nella scatola italiana non c’è proprio). Sulla confezione che giunge al di là dei Pirenei si riporta inoltre la dicitura che informa circa la provenienza del prodotto: ‘importato in Italia da BB Farma srl – Somarate (Va)’. Ancora: il produttore è Glaxo Wellcome Production mentre l’azienda che ne cura il riconfezionamento è la ‘Falomi srl o Fiege Logistic Italia spa’ (ma che vorrà dire quella ‘o’ a mezz’aria? – N.d.R.).
Purtroppo per lui, BG non ha più in mano lo scontrino fiscale che aveva quando, mesi prima, aveva acquistato la scatola, poi per fortuna non utilizzata. Altrimenti avrebbe chiesto spiegazioni direttamente al farmacista. Cosa che allora abbiamo fatto noi, provando presso una farmacia a caso della città. Alla dottoressa che ci riceve abbiamo chiesto se fosse a conoscenza di tale ‘Augmentine’; la risposta è stata del tutto negativa. Nella sua farmacia un prodotto simile non è mai arrivato ed è la prima volta – ascoltando quanto da noi descritto – che ne sente parlare. Stupita, alla fine commenta: “E se si trattasse di un generico?”. Bella domanda. Ma il farmaco generico non dovrebbe costare meno di quello originale? E poi, con gli aggettivi è ormai guerra aperta. ‘Uguale’, ‘identico’, ‘simile’, ‘corrispondente’ possono sostituire – anche nel prezzo – un prodotto che rispetto al suo omologo (altro aggettivo!) è soltanto generico? Ma forse è tutto effetto del mercato globale… A leggere il foglio illustrativo inserito nella confezione, sì: ‘Questo medicinale è autorizzato negli Stati Membri dello Spazio Economico europeo con le seguenti denominazioni…’ e seguono i 27 Paesi, Italia compresa, dove il prodotto è in commercio. In Spagna si chiama appunto ‘Augmentine’.
Dando per scontato il fatto che tutto ciò sia regolare e che sia noto ad AIFA, Ministero della Salute, Federfarma, Ordine dei Farmacisti, autorità delle anti-sofisticazioni, etc., vien da chiedersi: come mai GlaxoSmithKline non informa? E come mai il cliente-utente-consumatore-cittadino non è informato dal farmacista? Potrebbe essere che quest’ultimo, a sua volta, non sia informato dal distributore?
E ancora: perché ad Augmentine, che viene dalla Spagna, viene imposto lo stesso prezzo del medicinale ‘made in Italy’? Probabilmente perché vi sono logiche di mercato che ignoriamo. Alle quali fanno da sfondo costo del lavoro, costo del trasporto, costo di spedizione, pubblicità, filiera distributiva, implicazioni sindacali, etc. Un pizzico di trasparenza in più, 5 kg di vocabolario in meno.