Il nostro giornale, primo fra tutti, l’aveva anticipato già la settimana scorsa: nella riunione di Area Popolare Angelino Alfano avrebbe ceduto il comando del partito a Maurizio Lupi. Così è stato. Nel corso della direzione nazionale del partito, tenutasi ieri, il titolare della Farnesina ha nominato l’ex ministro delle Infrastrutture nuovo coordinatore di Alternativa popolare. Quella del capogruppo alla Camera è tecnicamente una “designazione” e, non essendo soggetta ad un voto, è ufficiale e definitiva. La nomina è stata decisa nel corso della direzione nazionale del partito, alla presenza di tutti gli altri “big”, da Beatrice Lorenzin a Fabrizio Cicchitto, da Roberto Formigoni fino a Dorina Bianchi. Quel che sembra, però, è che il passaggio di consegne sia l’ennesimo escamotage per cassare definitivamente una legge “scomoda” senza che si possa giungere a una qualche crisi di Governo. Nemmeno il tempo di dormirci su, infatti, e l’iter già nei fatti compromesso per l’approvazione della legge sullo Ius soli è stata definitivamente interrotto.
Game over, dunque, per la norma sulla cittadinanza italiana per gli stranieri. Che dietro ci sia stato questo intento, d’altronde, è chiaro dalle dichiarazioni del vecchio e nuovo coordinatore di partito. “Una cosa giusta fatta al momento sbagliato e può diventare un regalo alla Lega”, ha detto infatti Alfano, snobbando la legge pur definendola una “cosa giusta” per non inimicarsi i “colleghi” del Pd e di Governo. Lupi, invece, è stato molto più netto: “Serve una legge, ma una buona legge – ha detto il deputato appena investito di nomina – Ora sarebbe un errore avere altre forzature in Parlamento sullo Ius soli. Per noi si tratta di una questione chiusa. Almeno per questa legislatura”.
Favorevoli e contrari – Legge ko, insomma. Senza se e senza ma. Con la “furbata” che, in caso di mal di pancia interni ai dem, se qualcuno dovesse scagliarsi contro Alfano, questi potrà sempre utilizzare il parafulmine Lupi. Tatticismi e politichese, dunque, che ieri hanno inevitabilmente scatenato le reazioni politiche. Significativo il commento di chi lavora gomito a gomito con Alfano, come Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri: “Penso il contrario di quello che pensano il ministro Alfano e l’onorevole Lupi: rinunciare allo Ius soli temperato significa fare una regalo alla Lega e agli etnonazionalisti”. Decisamente più mitigato (a tratti democristiano) il commento del Pd con Gianfranco Librandi, secondo cui sarebbe un “errore politico” rinunciare ora allo Ius soli, pur nel “rispetto per Angelino Alfano e Maurizio Lupi”. Più duro Matteo Richetti, secondo cui ora il Pd dovrebbe riuscire a trovare una nuova maggioranza parlamentare per approvare la legge.
Chi si rivede – Tra i tanti commenti, però, spunta anche quello del redivivo Gianpiero Samorì. Il leader dei Moderati in Rivoluzione lancia la sua proposta: la cittadinanza italiana solo per chi presta servizio militare.