Dietro la detonazione avvenuta ieri in un centro residenziale nel nord-ovest di Mosca, costata la vita al fondatore del gruppo militare Arbat, Armen Sargsyan, potrebbero esserci i servizi segreti di Kiev. L’uomo, nato in Ucraina, era ricercato dal 2014 dalle forze di sicurezza di Volodymyr Zelensky, ritenuto autore di attività filo-russe e, in particolare, fondatore di un feroce battaglione paramilitare, composto in larga parte da mercenari armeni, attualmente impegnato al fianco delle forze russe di Vladimir Putin.
Sebbene al momento non vi sia alcuna rivendicazione ufficiale da parte delle autorità ucraine – e non è detto che ci sarà mai – al Cremlino sembrano avere pochi dubbi sulla paternità di quello che definiscono un “vergognoso attentato”. Secondo quanto dichiarato dagli inquirenti all’agenzia TASS, la violenta esplosione avrebbe avuto il preciso obiettivo di eliminare Sargsyan. L’intero attentato a Mosca sarebbe stato “ordinato” dall’esercito ucraino e “attentamente pianificato” nelle ultime settimane.
Ma non è tutto. Quasi in contemporanea con l’uccisione del fondatore del gruppo paramilitare Arbat, rafforzando la tesi di un coinvolgimento ucraino, le forze armate di Kiev hanno lanciato un pesante attacco in territorio russo – questa volta immediatamente rivendicato –, colpendo due impianti di raffinazione. Come riportato in una nota dello Stato Maggiore di Kiev, “due aziende russe hanno ricevuto la loro quota di sanzioni sui droni: la raffineria di petrolio di Volgograd (Lukoil-Volgogradnefteperebka) e l’impianto di lavorazione del gas di Astrakhan. Entrambi gli impianti sono importanti produttori di carburante per l’esercito russo”.
Dopo l’attentato a Mosca è iniziato lo scambio di accuse tra Zelensky e Putin
Come se non bastasse, durante l’ennesimo scambio di colpi tra Ucraina e Russia, un missile ha colpito una scuola nella città di Sudzha, nella regione russa di Kursk. L’attacco è stato duramente condannato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che non ha esitato a puntare il dito contro l’esercito di Kiev.
“Il raid missilistico delle forze armate ucraine contro la scuola di Sudzha è una mostruosa provocazione del regime di Kiev”, ha dichiarato il fedelissimo di Putin. Tuttavia, le autorità ucraine hanno smentito categoricamente l’accusa, ribaltando la responsabilità su Mosca. Secondo Kiev, sarebbero state le stesse truppe russe a colpire l’edificio scolastico nel tentativo di eliminare un gruppo di soldati ucraini, senza però riuscirci.
Nel frattempo, la Russia ha continuato ad avanzare lungo tutta la linea del fronte, intensificando i bombardamenti e lanciando la consueta pioggia di razzi sull’ex repubblica sovietica.
La Guerra in Ucraina è senza uscita, le trattative di pace sono già in salita
Dopo tre anni di guerra, in Ucraina e in Russia si continua a combattere senza tregua. Curiosamente, le recenti operazioni ucraine sul suolo russo, che inevitabilmente alimentano ulteriormente la tensione, arrivano proprio all’indomani delle dichiarazioni di Donald Trump, il quale ha lasciato intendere che la sua amministrazione avrebbe già avviato i primi contatti con l’entourage di Putin.
Indiscrezioni che sono state parzialmente confermate dal Cremlino: in mattinata, Peskov ha dichiarato che i contatti con gli Stati Uniti sono “in fase di pianificazione”, aggiungendo però che “al momento non c’è nulla di più da dire”. Le voci sui possibili negoziati hanno scatenato l’immediata e furiosa reazione di Zelensky, il quale ha ribadito che l’Ucraina non accetterà accordi fatti alle sue spalle. Il leader ucraino pretende – giustamente – di prendere parte ai negoziati di pace, ma la Russia sembra avere altre idee.
Secondo l’amministrazione Putin, infatti, il punto fermo per avviare il dialogo è che Zelensky non partecipi ai negoziati, soprattutto finché rimane in vigore il decreto presidenziale che vieta le trattative di pace con la Russia. Ma non è tutto. Peskov ha poi sottolineato che, prima di parlare di pace, Mosca ritiene necessario che in Ucraina si tengano nuove “elezioni presidenziali” per scegliere un leader “legittimato” dal popolo. Secondo il Cremlino, infatti, Zelensky starebbe occupando abusivamente la carica di capo dello Stato.