“Italia Viva e Azione parlano ai moderati delusi dalla destra, che non vogliono votare per la fiamma, e a quella sinistra riformista che non vuole votare Di Maio. Perché chi vota Pd vota Di Maio. Il Pd si è grillinizzato, a questo punto fanno prima a votare 5 Stelle”. Lo ha detto Matteo Renzi, leader di Italia Viva, rispondendo ai giornalisti prima della sua iniziativa elettorale a Pontedera al Museo Piaggio.
Matteo Renzi ha detto che il terzo polo “sarà una operazione di successo” e punta a ‘spolpare’ dal Pd e da Salvini “la gente delusa”.
“Noi – ha detto ancora Renzi – stiamo prendendo questo mondo: il terzo polo sarà una operazione di successo e lo vedremo al termine dei tre passaggi che culminano nelle prossime elezioni dove puntiamo a fare come Macron, cioè a ‘spolpare’ dal Pd e da Salvini la gente delusa”.
Renzi finisce la campagna elettorale come l’ha cominciata: con molti nemici e con pochissimo onore. Non c’è nessun “per” credibile in tutto quello che ha ripetuto durante le ultime settimane, è tutto un “contro” come nella stagione d’oro del salvinismo dove creare il mostro era la via più facile (e poco etica) per raccogliere consenso. Renzi è contro il Partito democratico perché non è il partito che lui vorrebbe.
Ogni volta – da quando ha abbandonato un Pd quasi affondato con la credibilità all’interno del partito ai minimi storici – Renzi vorrebbe insegnare al Pd come fare il Pd. E ogni volta ne esce come l’amante tradita che non riesce a fare pace con la realtà. Poi ci sono i nemici giurati, quelli del Movimento 5 Stelle con Giuseppe Conte nel mirino. L’accusa di “minacce mafiose” a Conte che lo invitava a recarsi al Sud senza scorta per affrontare i poveri senza filtri (ma il riferimento alla “scorta” si poteva benissimo evitare per non mettere in mezzo l’incolumità fisica) è stato l’unico tema politico degli ultimi due giorni.
Renzi ha telefonato alla ministra Lamorgese per rafforza la sua scorta in vista dei comizi in Sicilia
Renzi che telefona alla ministra Lamorgese per chiedere più protezione, la ministra che inevitabilmente accoglie l’invito e rafforza le misure di sicurezza per il comizio di Renzi a Palermo e poi Renzi a Palermo che mostra i poliziotti impegnati (ad esaudire i suoi desideri) parlando di “spreco di denaro pubblico” è un’operazione – per niente sottile – di propaganda costruita su misura che farebbe impallidire anche il peggiore Salvini.
Il leader di Italia Viva si è rivolto con superficialità a Roberto Scarpinato, uno che la mafia l’ha combattuta in prima linea
Del resto che di “mafia” Renzi ne sappia veramente pochissimo si evince da come il tema sia praticamente inesistente nel programma del cosiddetto terzo polo che al massimo può ambire a essere il quarto e lei evince dalla superficialità con cui il leader di Italia Viva si rivolge a Roberto Scarpinato, uno che la mafia l’ha guardata negli occhi e combattuta in prima linea. La colpa di Scarpinato? Essere candidato al Senato per il Movimento 5 Stelle, ovviamente. Questo nel pensiero binario di Renzi basta per essere squalificante.
La strategia di Italia Viva è sempre la stessa: bastonare a sinistra
La strategia di Italia Viva è sempre la stessa: bastonare a sinistra. Insieme al Pd e al Movimento 5 Stelle tra le sue vittime preferite ci sono ovviamente anche Bonelli e Fratoianni, leader dei Verdi e di Sinistra Italiana, che hanno l’ardire di volersi occupare di disuguaglianze e ambiente mettendo in discussione gli equilibri che Renzi vorrebbe conservare. Perché nonostante si definisca un riformista Renzi incarna semplicemente quei cosiddetti liberali (che di liberale hanno pochissimo) che non sono nient’altro che conservatori senza il coraggio di ammetterlo.
Non è un caso che dopo avere irriso il segretario del Pd Enrico Letta per la scelta di utilizzare un bus elettrico per girare l’Italia in campagna elettorale (“è brutto” è stato l’unica considerazione politica di Carlo Calenda, per dire il livello) Renzi poi si vanti di spostarsi in aereo inquinando in un suo breve viaggio la metà di quello che un cittadino medio inquina in una anno.
“C’è chi va sul bus elettrico e si ferma, chi va in auto, aereo, treno, tutto qui”, spiega Renzi. Del resto la sua lotta al Reddito di cittadinanza (su cui non lo segue nemmeno Calenda e su cui perfino la destra rimane più moderata) è un segnale chiarissimo: Renzi non è nient’altro che un populista delle élite. Alla fine di tutti i suoi attacchi smodati Renzi ieri – per l’ennesima volta- getta la maschera e a chi gli chiede se si siederebbe al tavolo delle trattative risponde: “Domani mattina. Con il centrodestra, con il centrosinistra e perfino con quel discutibile personaggio di Conte”.
In fondo non è nulla di diverso dalla strategia “dei due forni” di andreottiana memoria. Perfino Draghi li ha smascherati dichiarandosi non disponibile ad altri governi. “Cos’altro doveva dire?”, ha spiegato Renzi. Quindi il programma elettorale di Renzi e Calenda è un’intenzione che nessuno ha verificato? Poi ci sono gli ultimi giorni: Renzi che cuoce a fuoco lento Calenda nello scandalo Richetti (non intervenendo), Renzi che fa capire ai suoi che l’alleanza con Azione potrebbe rompersi un secondo dopo le elezioni e Renzi che com’è nella sua natura insegue il potere per il potere. Solo per quello. Quella è la sua dimensione. Fino alla prossima giravolta per convenienza.
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