Per distogliere l’attenzione da una legge di bilancio che rischia di mandare a rotoli il Paese, Matteo Salvini pensa di attaccare il diritto di sciopero e gettare nel frullatore della polemica politica – il suo bersaglio sono la Cgil e la Uil – il diritto allo sciopero che, ricordiamo, essendo costituzionalmente garantito non può subire interventi amministrativi che lo ledano.
Quello proclamato per domani è, come ribadisce a gran voce Landini, uno sciopero generale mentre la Commissione di garanzia nella sua interpretazione – che segue “pari pari” gli annunci del vicepremier leghista – ritiene di non avere i requisiti normativi per essere considerato tale. Va bene che le coincidenze esistono, ma possiamo dire che in questo caso la perfetta sovrapposizione tra la linea salviniana e il parere della Presidente Bellocchi generino più di qualche dubbio sulla piena indipendenza e autonomia dell’organismo?
Diritto di sciopero e coincidenze
Nelle varie ricostruzioni, in molti si divertono a tracciare le genealogie dei legami tra i membri che compongono la commissione e quelli delle forze di maggioranza, a partire dalla Presidente stessa vicina per motivi accademici al leghista Alberto Bagnai, ma a interessarci – andando oltre la valorizzazione di dannosi legami personali a dispetto del merito e/o della terzierà di alcune cariche – è che la Commissione di garanzia non faccia politica riducendosi a tutelare il Ministro, anziché i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
Certo i membri sono legittimamente nominati da Camera e Senato, ma ciò non può equivalere a recepire supinamente le posizioni del governo a discapito di chi – scegliendo di aderire allo sciopero – subisce un danno economico che subordina alla difesa dei propri diritti. Non mancano poi i più consunti argomenti populisti: la critica alla scelta del lunedì e del venerdì per indire degli scioperi è uno di questi. L’idea di Salvini e dei suoi sodali che siedono al governo è che in fondo i lavoratori abbiamo semplicemente voglia di farsi un long weekend creando un danno al Paese e ad altri lavoratori, per non parlare della flessione del Pil che genererebbe uno sciopero che non fosse di sole 4 ore.
Fa amaramente sorridere il fatto che si preoccupino del Pil quando i lavoratori scioperano e non quando varano manovre che inibiscono ancor di più il già contratto potere d’acquisto degli italiani, per non menzionare tutto il resto. L’ultima cosa di cui siamo a caccia è certamente il ring Salvini-Landini che con una personalizzazione dello scontro politicizza il dibattito e distoglie l’opinione pubblica dal tema centrale: la difesa del diritto allo sciopero che interessa i lavoratori tutti indipendentemente dalle eventuali appartenenze partitiche.