Il Consiglio di Amministrazione di Atlantia, riunitosi oggi sotto la presidenza di Fabio Cerchiai – “tenuto anche conto del parere favorevole espresso dal 86,86% del capitale sociale rappresentato nell’Assemblea degli azionisti del 31 maggio (leggi l’articolo) alla proposta formulata dal Consiglio di cessione dell’intera partecipazione detenuta in Autostrade per l’Italia in favore del consorzio costituito da CDP Equity S.p.A., The Blackstone Group International Partners LLP e Macquarie European Infrastructure Fund 6 SCSp” – ha approvato l’offerta vincolante dello stesso Consorzio. Il CdA ha quindi conferito mandato al presidente e all’Amministratore delegato di “finalizzazione e la sottoscrizione dell’accordo nel rispetto della scadenza dell’11 giugno”.
L’accordo, ha fatto sapere Atlantia, “è sottoposto alle condizioni sospensive descritte nella nota di sintesi allegata alla Relazione Illustrativa relativa all’unico punto all’ordine del giorno dell’Assemblea degli azionisti del 31 maggio 2021. Tali condizioni dovranno verificarsi entro il 31 marzo 2022 (Long Stop Date) o la diversa data che verrà concordata tra le parti, ma comunque non oltre il 30 giugno 2022. L’accordo di cessione prevede che il closing non possa comunque avvenire, anche in caso di avveramento delle condizioni, prima del 30 novembre 2021”.
Con il via libera all’offerta, che arriva a conclusione di un’operazione imbastita dall’ex Ad di Cassa, Fabrizio Palermo, finisce oggi l’era dei Benetton concessionari delle nostre autostrade. Una stagione che ha fruttato una fortuna ai privati, e che in particolare i Cinque Stelle, l’ex premier Conte e l’ex ministro Toninelli hanno voluto chiudere per far rientrare parte dei pedaggi nelle casse pubbliche. A quasi tre anni dal tragico crollo del Ponte Morandi, per l’esattezza 34 mesi dopo, il riassetto della società che gestisce i caselli – Autostrade per l’Italia (Aspi) – giunge infatti alla conclusione.
Questo sarà il signing. Diverso il closing, cioè quando avverrà il pagamento vero e proprio e il passaggio delle quote: per farlo ci vorranno ancora diversi mesi – è previsto nel primo trimestre 2022 – visto che ci saranno ancora diversi passaggi formali da espletare così come un delicato “interim period” da gestire. Il pacchetto di controllo verrà ceduto per 9,3 miliardi (cifra soggetta poi a vari, potenziali aggiustamenti). Anche qui il negoziato è stato lungo se si pensa che è passato quasi un anno da quando, nel luglio 2020, il Governo Conte e Atlantia individuarono la strada della “ristatalizzazione” di Aspi per uscire dall’impasse.
A sua volta, la holding controllata dai Benetton si avvia a una nuova fase della propria storia, che sarà comunque sempre focalizzata sulle infrastrutture, ma con una spinta ancora maggiore su tecnologia e sostenibilità. Una prospettiva apprezzata anche dalla Borsa, dove il titolo (ieri +0,8%) si è riportato a quota 16 euro. Certo, sono lontani i 28 euro toccati nel maggio 2018, prima che il disastro del ponte Morandi e il successivo durissimo scontro con il Governo impattassero sulle quotazioni del titolo e sul rating della società, declassata a junk sul timore di una revoca della concessione; così come sono lontani i 23 euro a cui il titolo stesso era risalito lo scorso febbraio, prima che il Covid riducesse drasticamente il traffico autostradale e ancor di più quello aereo. Tuttavia, con la liquidità ricavata dalla cessione di Aspi, per la holding si può aprire una nuova fase di sviluppo in nuovi settori infrastrutturali.