di Carmine Gazzanni
Una sentenza che potrebbe creare un pericoloso precedente non da poco per le casse del ministero dell’Istruzione. Ergo, le nostre casse. Tutto per colpa delle “furbate” di alcuni atenei che, di tutto punto, hanno deciso di alzare le tasse universitarie più del dovuto. Peccato per loro, però, sono state beccate. E condannate, ora, a restituire il maltolto ai poveri studenti universitari malcapitati. Siamo a Pavia. Nel 2010 l’ateneo decide di cambiare il sistema di contribuzione studentesca, di fatto innalzandolo oltre i limiti consentiti dalla legge, sforando di fatto il tetto previsto dalla legge, relativo al peso della contribuzione studentesca rispetto ai finanziamenti ministeriali. Già, perché allora c’era una norma chiara a riguardo: il gettito totale delle tasse recepito da ogni ateneo non poteve essere superiore al 20% di quanto ricevuto dallo Stato come Fondo di Finanziamento Ordinario. A Pavia, però, si supera il tetto massimo. E allora l’associazione studentesca Udu (Unione degli Universitari) decide di fare ricorso. Un ricorso che si è concluso definitivamente soltanto due giorni fa, il 17 marzo, con la pronuncia del Consiglio di Stato: l’ateneo dovrà risarcire gli universitari malcapitati con la bellezza di un milioni e 700mila euro.
ALTRE SENTENZE VICINE
Ma non è finita qui. Il danno per le casse pubbliche, infatti, potrebbe essere ancora maggiore ora. Secondo quanto ricostruito dall’Udu in quel periodo e ribadito ieri, “gli atenei pubblici fuorilegge, come quello di Pavia, erano ben 35 su 62”. Oltre la metà, dunque. Ed ecco il punto: alcuni di queste università, come Pavia, hanno presentato ricorso. Ebbene, due vicende arriveranno a sentenza il prossimo 7 aprile. Ricorsi che, fanno sapere dall’Udu, “si basano sulle stesse argomentazioni di quello di Pavia”. Per importi totali che sfioreranno i 6 milioni di euro. Altri milioni che si aggiungono ai precedenti, insomma. E che lasciano intendere a quanto potrebbe arrivare la somma se tutti i 35 atenei avessero fatto (o facessero) ricorso e ci fosse uguale sentenza.
SOLITI PROBLEMI
Ma la vicenda non finisce qui. E si tinge anche di note politiche. Durante il Governo di Mario Monti, infatti, proprio a causa del fatto che troppi atenei erano fuori legge, si pensò bene di cambiare la normativa, nei fatti liberalizzando la contribuzione studentesca di questo Paese. Come? Semplice: abolendo il tetto del 20%. Questo – denuncia l’Udu – ha portato l’Italia ad essere il terzo Paese europeo per maggiore tassazione universitaria. Basti pensare che la tassazione media per studente, tra il 2012 ed il 2013, è schizzata da 980,81 euro a 1.017,21 euro, fino a raggiungere i 1.052,86 del 2014. Insomma, anche con Stefania Giannini le cose non sono migliorate (con lei, peraltro, si è aperta un’altra lunga partita sul taglio alle borse di studio e l’innalzamento dell’Isee). In una parola, bocciati.
Twitter: @CarmineGazzanni