L’idea è suggestiva: provare a razionalizzare e risanare la giungla delle società partecipate dagli enti locali usando la legge fallimentare, in particolare lo strumento del concordato. Non è più solo la soluzione trovata per rimettere in sesto Aamps, ovvero l’azienda dei rifiuti del comune di Livorno. O la medesima soluzione che si sta cercando di applicare all’Atac, la disastrata azienda capitolina dei trasporti. Qui, in realtà, siamo di fronte a una strategia economica che il Movimento 5 Stelle, con montanti ambizioni di governo, ha intenzione di applicare su larga scala. Il piano, con tanto di dettagli inediti, è stato presentato l’altro ieri alla Camera da Laura Castelli, capogruppo pentastellato in Commissione bilancio e una delle papabili ministre in un eventuale governo grillino.
La strana intesa – Tra l’altro la sorpresa è che il piano, illustrato durante un question time, ha avuto un’inaspettata sponda da parte del ministro chiamato a rispondere, ovvero il titolare dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Mentre, altrettanto a sorpresa, l’ostacolo che secondo il Movimento sta frenando questo programma economico è rappresentato dall’Inps, l’istituto previdenziale guidato da Tito Boeri. Per capire meglio come le parti si muovono sulla scacchiera occorre far riferimento a quanto la stessa Castelli ha riferito a margine dell’appuntamento parlamentare. “Il M5S sta sperimentando procedure di risanamento delle partecipate alquanto innovative nei comuni in cui amministra”, è stata la premessa. “Oltre alla brillante soluzione che abbiamo trovato a Livorno con Aamps”, ha poi aggiunto, “anche a Civitavecchia nel 2015 abbiamo presentato alla Corte dei conti un piano operativo di razionalizzazione della Holding Civitavecchia Servizi che detiene a sua volta le quote di tre srl a oggi in liquidazione”. E qui si arriva all’Inps, che a quanto pare si sta mettendo di traverso. In che modo? Andando al sodo si può dire che il concordato funziona quando i creditori sono disposti a rinunciare a parte delle loro pretese. Ma l’Inps, ha spiegato la Castelli nell’incipit della sua interrogazione, “ quando è tra i creditori non può firmare nessun accordo che impedisca il pieno incasso dei suoi crediti”. E questo, ha proseguito la pentastellata, spesso finisce per minare la possibilità dell’ente previdenziale di recuperare anche parzialmente le sue somme. A questo punto è intervenuta la risposta di Padoan, che citando dati trasmessi dal ministero del lavoro ha fornito proprio una ricostruzione del caso Civitavecchia. Così il ministro ha riferito che il concordato proposto dai grillini sulle quattro società del comune laziale offre il pagamento di 1 milione e 732 mila euro di contributi arretrati rispetto a un credito complessivo vantato dall’Inps di 6 milioni e 633 mila euro. Proposta che l’ente giudica irricevibile, bloccando la procedura. Sul punto Padoan ha ammesso che “il mancato accoglimento delle proposte concordatarie da parte dell’Inps risulta conforme con il quadro normativo vigente”.
C’è un però – Tuttavia, ha concluso il ministro nella sua risposta, “la procedura può concludersi anche senza l’assenso degli enti previdenziali, che sono tenuti a rispettare i criteri dettati dal decreto ministeriale 4 agosto del 2009 in ordine ai limiti e alle condizioni di accettazione degli accordi sui crediti contributivi”. Pertanto “il giudice potrà procedere all’omologazione”, ovvero potrà dare il disco verde al concordato. Insomma, lo stesso Padoan, ma anche il ministero del lavoro che gli ha fornito la risposta, sono in un certo senso d’accordo con la strategia grillina. E quasi si spingono a far presente che ci sono appigli giuridici per rintuzzare le resistenze dell’Inps. Un’asse davvero inedito, su una questione economica che può apparire tecnica, ma che in realtà incide profondamente sulle partecipate degli enti locali. E quindi sulla tasche di tutti i cittadini.