Cosa succede con il vaccino AstraZeneca dopo lo stop e chi deve fare il richiamo per la seconda dose? Il ministero della Salute nella circolare in cui aggiorna le indicazioni sul vaccino anti Covid di AstraZeneca, dopo l’ultima revisione condotta dal comitato per la sicurezza dei farmaci (Prac) dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema), spiega che l’uso per gli over 60 sarà “preferenziale”. ‘Ribadendo che il vaccino Vaxzevria è approvato a partire dai 18 anni di età, sulla base delle attuali evidenze, tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte della elevata mortalità da Covid-19 nelle fasce di età più avanzate, si rappresenta che è raccomandato un suo uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni’.
Vaccino AstraZeneca: cosa succede dopo lo stop e chi deve fare il richiamo per la seconda dose
Ma il ministero di Speranza spiega anche che il richiamo per chi ha già fatto la prima dose con Vaxzevria verrà fatto con lo stesso vaccino e non con altri. La circolare firmata dal direttore della Prevenzione del ministero Giovanni Rezza precisa che “in virtu’ dei dati ad oggi disponibili, chi ha già ricevuto una prima dose del vaccino Vaxzevria, può completare il ciclo vaccinale col medesimo vaccino”.
La decisione non era scontata perché in molti hanno ipotizzato nei giorni scorsi la possibilità di usare Pfizer o Moderna per la seconda dose. La questione, spiega oggi il Corriere della Sera, dal punto di vista immunologico ha senso, perché la seconda dose induce una forte risposta immunitaria. Servirebbero, però, studi clinici specifici che non sono stati ancora fatti. Per questo, in mancanza di ricerche che confermino l’assenza di controindicazioni, il ministero prescrive la seconda dose con AstraZeneca.
Ma le decisioni del ministero e dell’Europa non sono esenti da critiche. Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, in un’intervista a ‘la Repubblica’ si confessa un po’ stupito dalla decisione annunciata ieri sera dalle autorità sanitarie nazionali. “In questo modo – osserva – chi ha meno di 60anni non se lo farà somministrare di certo”. E “ci sarà anche il problema di chi ha già avuto la prima dose”. Adesso “vediamo come agiranno le Regioni, se a loro volta avranno posizioni diverse di fronte alla raccomandazione”. “All’Ema partecipano tutti i Paesi europei – sottolinea lo scienziato – però dopo i pareri dell’agenzia” regolatoria Ue “ogni Stato fa quello che vuole. Chi ha posto limiti ai 60anni, chi a 65, chi parla di rischi per le donne, chi no”.
La circolare del ministero della Salute su AstraZeneca e il rischio trombosi
“E’ incredibile – commenta Garattini – Avere una sede europea per decidere su farmaci e vaccini era una delle poche cose utili fatte a livello continentale”, e “l’agenzia ha detto che tutto poteva riprendere. Perché anche se ci fosse un nesso con queste rare trombosi, i benefici sono così elevati che purtroppo bisogna accettare qualche effetto collaterale”. “Non ci sono farmaci innocui, neanche vaccini – ricorda l’esperto – Pure l’aspirina provoca emorragie in un caso su mille. Bisogna valutare se i danni che derivano da un certo trattamento sono così importanti da non essere comparabili con i benefici. Ma qui i benefici sono molto importanti. Nei Paesi dove la vaccinazione è estesa, ad esempio in Inghilterra che ha usato tantissimo ASTRAZENECA, calano contagi, ricoveri e mortalità”.
Ciò detto, rimane che l’Ema in un report sul tema reso pubblico ieri, ha parlato di un «possibile collegamento» tra i casi di «coaguli di sangue insoliti con piastrine basse» segnalati dopo la vaccinazione con AstraZeneca e il farmaco dell’azienda anglosvedese. Gli «eventi avversi» sono stati descritti come un effetto collaterale «molto raro» che dovrà essere menzionato nel foglietto illustrativo e su cui il personale sanitario e i riceventi dovranno essere informati. L’Oms ha definito il legame «plausibile, ma non confermato».
Si parla in ogni modo di un caso ogni 100 mila persone. Il numero «varia molto a seconda della qualità del sistema di segnalazione degli Stati membri e della qualità dei casi identificati». Inoltre, all’inizio delle campagne vaccinali, in alcuni Paesi si era scelto di vaccinare con AstraZeneca solo alcune categorie e questa variabile può aver alterato il rapporto di incidenza. Al 4 aprile, il database europeo sulla sicurezza dei farmaci aveva ricevuto un totale di 222 segnalazioni su 34 milioni di persone vaccinate.
AstraZeneca: come cambia il piano vaccinale
Che deve fare chi ha appena ricevuto o avrà AstraZeneca? E cosa accadrà a chi deve ricevere il richiamo? Repubblica spiega oggi che L’Ema raccomanda di avvertire il medico se si hanno sintomi nelle due settimane successive al vaccino: mal di testa diffuso e fortissimo insieme a sintomi neurologici come sopore, disturbi a vista, movimento, parola, sensibilità. E anche che l’Ema non ha dato indicazioni. La Germania userà Pfizer o Moderna. È molto probabile che cambiare vaccino non crei problemi, ma l’Italia sembra orientata a dare AstraZeneca a chi ha avuto la prima dose con questo vaccino.
Ed è chiaro che la decisione rischia di alimentare lo scetticismo verso il vaccino di Oxford. Con circa due milioni di dosi che ancora giacciono nei frigo e oltre un milione e duecentomila persone, tra docenti e forze dell’ordine, che attendono la seconda dose a maggio e che ora non sanno come andrà a finire. A chiedere chiarezza per loro, durante l’incontro con le Regioni, il governatore veneto Luca Zaia, che vuole “indicazioni certe”, “no a confusione o fai da te”, intima. Il ministro della Salute Roberto Speranza rassicura, una circolare con delle indicazioni chiare verrà scritta già in serata. Le Regioni, è il messaggio del governo, non procederanno in ordine sparso. Ma intanto regna lo sconforto.
Il cambio di rotta sul piano vaccinale
Alimentato dalla consapevolezza di un cambio di rotta che segna un’innegabile inversione a U, visto che a inizio campagna veniva riservato proprio ai meno anziani. Con la Gran Bretagna, per giunta, costretta a tornare sui suoi passi seppur parzialmente. Dopo aver difeso a spada tratta il vaccino di Oxford ora eviterà di darlo agli under 30. A Palazzo Chigi, però, non si scompongono. Il premier Mario Draghi, assicurano i beninformati, è deciso a centrare l’obiettivo delle 500mila dosi al giorno entro fine aprile.
Il piano vaccinale andrà rimodulato, ma in modo da non subire rallentamenti, è il messaggio di fiducia che rimbalza. Il commissario Francesco Paolo Figliuolo mette in chiaro: la raccomandazione su AstraZeneca non avrà impatto sul piano vaccinale. Da domani le dosi del vaccino anglo-svedese andranno alla fascia tra i 60 e i 79 anni. Insomma, nella war room del piano vaccinale si tira dritto.