Lo spettro del default adesso è più lontano. Il Tribunale di Roma ha dato il via libera alla richiesta di Astaldi di presentare una proposta di concordato in continuità aziendale e ha nominato i tre commissari giudiziali che vigileranno sulla gestione dell’impresa. La scelta è caduta su Stefano Ambrosini, Vincenzo Ioffredi e Francesco Rocchi. Ambrosini in particolare è esperto in crisi d’impresa avendo gestito alcune delle maggiori crisi aziendali italiane, dalla vecchia Alitalia alla Tirrenia, dalla Bertone all’Itavia, dalla Fondazione Maugeri alla Borsalino.
In Borsa il titolo di Astaldi ha archiviato la seduta in calo del 5,5% a 0,599 euro, dopo aver tentato un recupero con la decisione dei giudici. In serata si è poi riunito un cda straordinario, il primo dopo la richiesta di concordato, mentre circolavano voci di un passo indietro del presidente Paolo Astaldi (che però ieri è stato al lavoro nello studio legale Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners). Il consiglio di amministrazione all’unanimità “ha preso atto con favore della pronuncia del Tribunale” e ha reso noto di stare “procedendo al perfezionamento del piano concordatario”.
LE PROSSIME MOSSE – Adesso la società delle costruzioni ha tempo fino al 16 dicembre per presentare la proposta definitiva di concordato preventivo. Il piano di salvataggio a cui si lavora potrebbe prevedere un aumento di capitale per rimborsare parte dei crediti e soprattutto per sostenere l’operatività del gruppo, che necessita liquidità. Nella richiesta di concordato era espresso l’auspicio del gruppo di individuare, nelle more della presentazione della proposta definitiva di concordato, investitori finanziari o di tipo industriale disposti a impegnarsi preventivamente nella sottoscrizione. Per adesso però il possibile cavaliere bianco Salini Impregilo, che ha manifestato interesse per il general contractor romano, sta alla finestra.
LE BANCHE – Il colosso delle costruzioni che fa capo a Pietro Salini sarebbe interessato infatti solo ad alcune attività di Astaldi, prevalentemente all’estero, non alle concessioni. E valuterebbe l’operazione solo se coerente con i suoi obiettivi industriali e finanziari. Ieri era stato anche evocato un possibile ruolo della Cassa depositi e prestiti nel salvataggio, con un progetto a cui starebbero lavorando le banche esposte verso Astaldi (Intesa, Unicredit, Bnl, Banco Bpm). Ma fonti vicine alla Cassa hanno fatto sapere che questa ipotesi “non è al momento allo studio”. Di certo continua il pressing delle banche che vantano crediti ingentissimi con il costruttore.