Piemonte, Sicilia, Lombardia e Calabria. In un solo giorno ben quattro Regioni hanno duramente attaccato il Governo per le norme imposte con l’ultimo dpcm e la conseguente divisione dell’Italia in tre zone differenti a seconda della gravità dell’epidemia. Eppure a quanto pare il contagio è solo un elemento di contorno per qualcuno viste le dure critiche alle norme volute solo e soltanto per tutelare la salute pubblica. Contro l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza si è registrata, infatti, una protesta diffusa tra i governatori. “Impugneremo la nuova ordinanza del ministro della Salute che istituisce la zona rossa in Calabria. Questa regione non merita un isolamento che rischia di esserle fatale”, ha tuonato il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, che annuncia un ricorso contro l’ordinanza.
“Uno schiaffo ai lombardi”, ha dichiarato il governatore Attilio Fontana. “Piemonte e Campania, due pesi e due misure. Governo spieghi”, denuncia ancora il presidente piemontese Alberto Cirio (nella foto con Fontana). “Scelta assurda e irragionevole” è il j’accuse di Nello Musumeci, presidente della Sicilia. “Misure poco severe”, è la protesta (al contrario) del governatore campano Vincenzo De Luca. Insomma, ognuno dice la sua. Anche i sindaci avevano stroncato nei giorni scorsi il dpcm con il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, che aveva detto: “Non credo che fermerà i contagi”. E ieri ha aggiunto: “I sindaci non conoscono i dati in base a cui sono state decise le fasce delle varie regioni. Ho chiesto al governo che vengano resi noti”. Il risultato? I vari governatori invece che attutire l’eventuale caos in cui potrebbero trovarsi i singoli cittadini, finiscono in questo modo con l’alimentarlo, nutrirlo, legittimarlo. Con tutto quello che ne consegue in questo periodo anche di proteste in piazza.
LA BATTAGLIA IN AULA. Non è un caso che anche le opposizioni – dello stesso colore politico della stragrande maggioranza dei governatori critici – hanno chiesto spiegazioni al Governo. Non a caso questa mattina alle 11,30 si terrà l’informativa di Speranza alla Camera. Nel frattempo, però, Mariastella Gelmini, capogruppo Fi alla Camera, ha rilevato che “ci sono regioni che vedono conculcate alcune libertà perchè appartengono all’elenco delle regioni rosse. Se noi vogliamo rendere digeribili e comprensibili per gli italiani le scelte che sono state fatte, devono essere leggibili le ragioni che hanno portato a queste scelte. Noi non vogliamo contestarle – precisa – vogliamo conoscerle per poterle condividere”. A rincarare la la dose ci ha pensato la forzista Maria Tripodi: “Il ministro Speranza venga in Aula e ci spieghi come mai Regioni governate dal centrodestra vengono etichettate ‘zona rossa’, mentre altre governate dal centrosinistra vengono etichettate come ‘zona gialla’”.
IL PARADOSSO. Nel frattempo, però, i dubbi sull’operato dei governatori critici cresce. Se in Calabria pare sia stato “modificato” il numero delle terapie intensive per scongiurare la “zona rossa”, appare surreale che tra i più inferociti sia stato proprio Attilio Fontana, dato che si contano proprio in Lombardia un terzo delle vittime di ieri e l’aumento più rischioso dei contagi. Segno che la tragedia dei mesi scorsi nelle stanze dei bottoni abbia insegnato troppo poco. A inchiodare il leghista Fontana alle sue responsabilità, però, ci ha pensato il consigliere del Movimento cinque stelle Massimo De Rosa: “Il Governatore ha mandato la Lombardia in lockdown, convochi un Consiglio straordinario e venga in Aula a illustrare i dati e le zone da riaprire. Lavori al posto di fare chiacchiere”. Vedremo se accadrà.