Com’era facilmente prevedibile, gli interventi dei leader di centrodestra a Bologna, Giorgia Meloni era in videocollegamento, a sostegno della loro candidata di centrodestra alle prossime elezioni regionali in Emilia-Romagna, Elena Ugolini, è stato centrato per buona parte sugli scontri avvenuti sabato in città.
Quando i collettivi antifascisti, nel tentativo di raggiungere il corteo dell’estrema destra, sono entrati in contatto con le forze dell’ordine.
Il gioco di Matteo Salvini (Lega), di Antonio Tajani (Forza Italia), di Maurizio Lupi (Noi moderati) e fra tutti della leader di FdI e premier, Meloni, è associare la sinistra ai disordini scoppiati nel fine settimana. “E’ sconcertante che il sindaco di una città importante come Bologna, dopo episodi di violenza vergognosi e i centri sociali che menano e inseguono i poliziotti con i bastoni, invece di chiedere scusa dica che il governo manda in giro per l’Italia le camicie nere. Se uno pensa alle camicie nere nel novembre del 2024 ha dei problemi”, ha detto Salvini.
Da Salvini a Meloni si gioca a screditare la sinistra associandola ai disordini di sabato scorso
“Di centro fra loro non c’è più nulla, è solo sinistra. Quello che è successo l’altro giorno a Bologna dimostra che sono sempre più a sinistra. Non hanno avuto il coraggio, perché stanno in campagna elettorale, di prendere le distanze dai delinquenti che hanno aggredito la polizia. Delinquenti e vigliacchi, perché erano in 300 contro 5 poliziotti. Se vuoi fare il rivoluzionario e l’anarchico abbi il coraggio di andare 5 contro 5”, ha dichiarato Tajani.
“Quando succedono questi fatti violenti, la prima solidarietà dovrebbe essere rivolta alle forze dell’ordine che tra l’altro con la loro professionalità hanno dimostrato che hanno evitato anche fatti ancora più gravi, ma pensare di strumentalizzare episodi che accadono di violenza gratuita come quella che è accaduta, solo per implementare la lotta politica secondo me è un gravissimo errore nel nostro Paese”, ha detto Lupi.
“Voglio esprimere ancora una volta la mia totale solidarietà alle forze ordine che a Bologna hanno affrontato i soliti violenti fra lanci di petardi e sassi rischiando la propria incolumità. Perché noi sappiamo benissimo da che parte stare”, ha affermato Meloni.
E ancora: “Ho letto una nota del sindaco di Bologna che diceva che il governo ha mandato le camicie nere a Bologna, è la carta della disperazione della sinistra. Non so a quali camicie nere si riferisse, le uniche che ho visto sono quelle blu dei poliziotti aggrediti dai centri sociali”. Secondo Meloni “l’Emilia Romagna è uno dei polmoni pulsanti del nostro sistema non grazie alla sinistra ma nonostante la sinistra che l’ha sempre governata. Nonostante un sistema di potere abituato a premiare l’appartenenza più della competenza. In tutte le roccaforti ci si trova con una classe politica così sicura di se stessa che rinuncia a governare. Non stupisce come il clima si sia surriscaldato in queste settimane, lo fanno sempre quando hanno paura di perdere il loro potere”.
Da Crosetto a Piantedosi: tutti contro il sindaco di Bologna
Intanto il governo fa squadra contro il sindaco di Bologna, Matteo Lepore. “Parlare di un governo e di un ministro, il collega ed amico Piantedosi, che ‘con una regia mirata ci ha mandato le squadracce fasciste in città’ è non solo vergognoso verso il Governo e verso il ministro, ma anche che così non fa altro che esacerbare gli animi e soffiare sul fuoco”, dice il ministro della Difesa, Guido Crosetto.
“Sono stupefatto dalle dichiarazioni del sindaco Lepore al quale, come doveroso, il Governo ha sempre assicurato ogni forma di convinta e leale collaborazione, da ultimo in occasione della recente alluvione”, dichiara il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. C’è “irresponsabilità”, secondo il ministro, nell’accreditare “la tesi non veritiera della presunta contrarietà allo svolgimento” dell’iniziativa. “Ancor più grave insinuare presunte regie o interventi ‘da Roma’”