A poco più di 24 ore dalla violenta aggressione al vice ispettore Christian Di Martino, ora in prognosi riservata a Niguarda, un altro episodio riscalda la cronaca, ma soprattutto la politica milanese, rischiando di mandare in corto circuito il Pd sull’apertura di un nuovo Centro di permanenza e rimpatri (Cpr).
Giovedì notte un richiedente asilo 36enne di origini egiziane è rimasto ferito dopo aver tentato di aggredire due agenti della Polfer davanti alla Centrale. Secondo gli agenti, l’uomo era appena uscito proprio dagli uffici Polfer di Centrale – dove era stato denunciato per rapina e resistenza a pubblico ufficiale – e aveva dato in escandescenza.
La ricostruzione della Questura
“I poliziotti hanno tentato di bloccarlo mentre agitava una sorta di fionda rudimentale fatta da pietre chiuse all’interno di una stoffa e brandiva un pezzo di marmo recuperato da una lastra che poco prima aveva divelto. Sotto effetto di sostanze stupefacenti, si è scagliato con violenza contro gli operatori che hanno utilizzato il taser in dotazione e, subito dopo, visto che continuava ad avanzare, uno degli agenti ha esploso un colpo di pistola di ordinanza colpendo l’uomo alla spalla sinistra”, ha riferito la Questura. Ora il 36enne è indagato per violenza e minacce a pubblico ufficiale, resistenza e oltraggio. I due poliziotti sono un assistente capo di 40 anni, che ha usato il taser, e un agente di 27, che ha sparato.
Benzina sul fuoco delle polemiche
Immediate, quindi, le polemiche. “L’immigrazione serve”, ha scritto ieri Beppe Sala sui social, “ma è altrettanto evidente che se una Questura emette un decreto di espulsione, poi va eseguito. E diciamo la verità, quasi mai avviene”. “Queste – ha proseguito Sala – sono solo regole di buon senso, che però andrebbero applicate. Se invece vogliamo continuare a perdere tempo in logoranti dibattiti pseudo politici, che la gente non capisce più, facciamo appunto pseudo politica e non vera politica”.
Parole che si aggiungono a quelle del suo delegato alla Sicurezza, l’ex capo della polizia Franco Gabrielli, che a Repubblica aveva dichiarato “Quello che stiamo vedendo, ad esempio, nei confronti dei Cpr, è il tipico atteggiamento per il quale se le cose non funzionano si eliminano. Così non va”.
L’assist alla Lega che propone subito l’apertura di un altro Cpr
Un assist a quanti chiedono l’apertura di un altro centro di detenzione, nonostante le inchieste che hanno travolto quello di via Corelli, sfociate nel commissariamento della struttura…
E infatti a Sala ha risposto subito il sottosegretario leghista all’Interno, Nicola Molteni: “Il sindaco Sala ha finalmente compreso un punto fondamentale: la necessità di procedere con i rimpatri degli immigrati irregolari pericolosi. Ebbene, vogliamo dare una buona notizia: con il ministro Piantedosi stiamo ragionando sulla realizzazione di un secondo Cpr a Milano, una struttura di adeguate dimensioni per rimpatriare i tanti migranti irregolari problematici che in particolare gravitano nelle aree delle stazioni. Una struttura che dovrà trattenere soggetti altamente pericolosi come l’immigrato che ha tentato di uccidere un poliziotto, un criminale che era gravato da decreto di espulsione, ma non era trattenuto in un Cpr per mancanza di posti disponibili”.
Negli stessi minuti la Lega annunciava che presenterà una mozione in Consiglio comunale per chiedere “di mettere a disposizione uno dei tanti immobili comunali oggi dismessi per realizzare una struttura per il nuovo Cpr”.
Majorino costretto a metterci una pezza: “I Cpr sono un fallimento”
Un cortocircuito che ha costretto il capogruppo del Pd in Regione Lombardia Pierfrancesco Majorino (da sempre contrario ai Cpr) a rettificare una posizione che iniziava ad essere imbarazzante per Sala: “Dire che la soluzione, anche solo per l’efficacia dei rimpatri, passi dall’aumentare i posti nei Cpr, significa prendere in giro le persone”. “In questo momento il Cpr di via Corelli c’è, è attivo, e ha decine di posti liberi, come Molteni e Salvini possono facilmente verificare” ha continuato Majorino convinto che la Lega stia usando le parole del sindaco che invece volevano portare “buonsenso e serietà, in modo ridicolmente strumentale”.
“La verità – ha aggiunto – è che per i rimpatri servono accordi con i Paesi d’origine e una gestione più efficace delle pratiche di rimpatrio a livello nazionale. L’esperienza dei Cpr, purtroppo, si è rivelata assolutamente fallimentare”, ha concluso.