Chi la dura la vince. Con 12 voti favorevoli e 7 contrari il patron della Lazio, Claudio Lotito, segna il primo gol. La Giunta per le elezioni del Senato, infatti, propone all’Aula di Palazzo Madama – cui spetterà l’ultima parola – di annullare la proclamazione di Vincenzo Carbone, ex Forza Italia ed ora nel gruppo Italia Viva di Matteo Renzi. Nel corso dell’udienza pubblica di ieri, Lotito ha preferito lasciare che fosse il suo legale, il professor Massimo Luciani, a esporre i motivi del ricorso: “Il problema riguarda la gestione dei resti”. è invece intervenuto personalmente il senatore Carbone: “Non avrei mai creduto che sarei stato additato come il senatore abusivo”.
Dunque Lotito passa in vantaggio, ma la partita rimane aperta. Nonostante il patron della Lazio abbia ottenuto parere favorevole la questione è tutt’altro che definita. Sarà, come detto, il voto dell’aula, che dovrà pronunciarsi entro 20 giorni, a stabilire se lo scranno del renziano Carbone, potrà passare a Lotito e quindi agli azzurri. Un voto incerto su entrambi i fronti dato che la maggioranza per raggiungere i 161 voti necessari deve appoggiarsi al gruppo misto.
Tutt’altra storia per il ricorso, il cui esito era quasi scontato. Tra cambi di casacca e spostamenti vari, infatti, la maggioranza in Giunta non corrisponde più a quella parlamentare ma, essendo diventata di centrodestra aveva tutto l’interesse nel sostenere Lotito. I 12 voti a favore, tra cui il presidente Maurizio Gasparri, provengono, infatti, da Forza Italia, Fratelli d‘Italia, Lega e Autonomie mentre i contrari sono del Partito democratico, Italia viva e Movimento 5 Stelle. Pietro Grasso, invece, per Liberi e Uguali non ha votato, ritenendo che i voti dei seggi siano stati falsati e che siano quindi inattendibili. Ed effettivamente sembrerebbe che i dati registrati sui verbali non corrispondano ai dati delle schede, che, tra l’altro, non è più possibile verificare perché finite involontariamente al macero.
Ma della questione se ne sta già occupando la magistratura. C’è da dire anche che quel seggio faceva gola a molti. Nelle settimane precedenti, infatti, era stata bocciata la relazione di Lucio Malan secondo il quale quel seggio spettasse in realtà a Leu. Così, da regolamento, il compito di vergare una nuova relazione era passato ad Adriano Paroli (FI), che ha sposato invece la posizione di Lotito e dei suoi legali. Un’interpretazione che ha ottenuto, appunto, la maggioranza dei voti in Giunta. Ma per la pentastellata Elvira Evangelista il metodo di calcolo di Lotito parte da una premessa sbagliata: “Viene artificiosamente ricostruita la procedura di assegnazione dei seggi ed in particolar modo la fase di attribuzione dei seggi sulla base dei resti. Sarebbero così escluse da questa fase di assegnazione tutte le liste che hanno ottenuto seggi attraverso i quozienti interi. Tesi – tuona la cinquestelle – illogica e iniqua”.
Lotito ha sempre sostenuto di essere stato escluso dagli scranni di Palazzo Madama per un errore nel calcolo dei voti. Ora per lui, a fianco dell’esperienza tra stadi e giocatori, potrebbe aprirsi una nuova esperienza in Parlamento. Aula permettendo, dove il patron della Lazio spera in un decisivo colpo di scena. La questione, peraltro, ha anche un peso specifico non indifferente. Se Carbone dovesse decadere e Lotito, una volta subentrato, decidesse di restare nel centrodestra, la maggioranza perderebbe un altro voto al Senato. Dunque Lotito è ai rigori, riuscirà a segnare quello decisivo?