Il G7 sulla disabilità si apre ad Assisi ma dietro la facciata festosa si cela una realtà ben più cupa. Banda, stand e annulli filatelici non serviranno a mascherare l’inadeguatezza delle politiche governative.
Partiamo dai numeri: il tanto sbandierato “Fondo unico per l’inclusione” ammonta a 552 milioni per il 2024, destinati a ridursi a 231 nel 2025. Una miseria, se si considera che questo fondo accorpa risorse precedentemente separate che superavano tale cifra.
La realtà sul campo è impietosa. Quasi 800mila disabili attendono ancora un’occupazione, iscritti a un collocamento mirato che di “mirato” ha ben poco. Le barriere architettoniche persistono, nonostante leggi mai veramente applicate. I servizi territoriali? Un miraggio in molte parti del Paese.
Il recente decreto legislativo promette una rivoluzione nei criteri di accertamento dell’invalidità. Peccato che manchi qualsiasi dettaglio su come gestire i casi non permanenti. Si parla di “progetti di vita personalizzati”, ignorando la cronica mancanza di servizi sul territorio.
Ma il colmo è l’esclusione dell’Osservatorio sulla disabilità da questo G7. Un organismo istituito proprio per consultazione e proposta, tenuto all’oscuro dei contenuti in discussione. Quindi a chi serve il G7?
Migliaia di disabili e caregiver lottano quotidianamente contro un sistema che li abbandona. La disabilità resta uno dei principali fattori di povertà ma a Palazzo Chigi sembrano più interessati ai francobolli che a politiche concrete.
La propaganda non abbatte le barriere, non crea posti di lavoro, non garantisce assistenza. E i numeri, impietosi, sono lì a dimostrarlo.