Inutile negarlo. Il problema c’era e rimane. E non è più rinviabile. Dopo la débâcle elettorale alle Europee del 26 maggio la riorganizzazione del Movimento Cinque Stelle non è solo necessaria ma anche urgente. La questione, d’altra parte, era già stata sollevata da Luigi Di Maio in persona dopo le Regionali in Abruzzo del 10 febbraio scorso. Mettendo sul tavolo il tema delle alleanze con le liste civiche alle amministrative per competere contro le “grandi ammucchiate” dei partiti tradizionali e quello della possibile deroga al limite del doppio mandato per le cariche elettive locali. Più di tre mesi dopo, però, dei cambiamenti annunciati non si è saputo più niente.
PARTECIPAZIONE. Il tema della riorganizzazione è stato riproposto, oltre che dal leader M5S, anche nel corso dell’assemblea dei parlamentari del Movimento che, mercoledì sera, ha preceduto il voto di fiducia nei confronti dello stesso Di Maio sulla piattaforma Rousseau. “C’è un problema sul territorio: gli attivisti lamentano di non contare nulla e sono demotivati”, ha detto prendendo la parola il senatore Primo Di Nicola. Sostenendo la necessità di “introdurre nel Movimento il principio democratico dell’elezione dal basso degli organi dirigenti a tutti i livelli, sia regionale che nazionale”.
Un intervento evidentemente centrato se la parola d’ordine della riorganizzazione, spiegavano ieri a La Notizia fonti parlamentari dei Cinque Stelle, sarà “condivisione”. E in questa direzione le assemblee regionali potrebbero essere uno dei primi segnali del cambiamento promesso per coinvolgere la base nelle decisioni, colmando il vuoto un tempo riempito dai Meetup. La soluzione che si prospetta, invece, riguardo alla gestione politica nazionale è la riedizione del direttorio. Una formula già adottata per supportare il sindaco di Roma, Virginia Raggi, in Campidoglio.
Una sorta di segreteria, in pratica, con specifiche aree di riferimento affidate ai suoi componenti con i quali i parlamentari potranno interfacciarsi e interloquire direttamente in caso di necessità. Si parla di un organismo composto da cinque persone. In pole, oltre al presidente della Camera, Roberto Fico, e all’ex deputato, Alessandro Di Battista, circola insistentemente anche il nome della vice presidente del Senato, Paola Taverna.
RIFONDAZIONE. Il primo passo verso la riorganizzazione lo hanno fatto ieri il ministro, Riccardo Fraccaro, e la presidente della Commissione Lavoro del Senato, Nunzia Catalfo, dimettendosi entrambi dal collegio dei probiviri. “A breve, tramite una votazione online come da statuto, individueremo i loro sostituti – ha chiarito Di Maio -. Magari persone che hanno svolto già i due mandati o che stanno per terminarli. Persone che quindi potranno dedicarsi a tempo pieno a questo lavoro”. Un inizio sulla strada di quel cambiamento promesso che, ultimi risultati elettorali alla mano, non può più attendere.