Senatore Iunio Valerio Romano (M5S), l’assegno unico per i figli è diventato legge. Adesso bisogna stringere sui tempi per attuare la delega nei prossimi tre mesi ma a quanto pare le risorse a disposizione non bastano. Cosa ci dice al riguardo?
“Occorre accelerare e definire il prima possibile i decreti attuativi, altrimenti la legge approvata ieri rischia di essere una scatola vuota. Da luglio le famiglie con figli fino a 21 anni dovranno poter beneficiare dell’assegno unico familiare, che è una misura di giustizia sociale e di buon senso, ma soprattutto è una misura che semplifica la vita delle persone, perché ingloba una serie di micro-interventi a sostegno delle famiglie, che prima erano frammentati e richiedevano procedure farraginose per ottenerli. Aver adottato un solo strumento, uniformando le politiche per la famiglia dell’Italia a quelle vigenti in altri paesi dell’Ue, è importante, come lo è la scelta di aver improntato al criterio dell’universalità l’estensione della misura includendo alcune categorie, come autonomi, partite iva e incapienti, prima escluse”.
Iv e Pd si contendono la paternità della misura. Qual è stato il ruolo giocato dai Cinque Stelle nel condurre in porto questa legge?
“Il MoVimento 5 Stelle e il governo Conte II hanno dimostrato che passare dalle parole e dal politichese ai fatti è possibile. Dopo anni siamo riusciti a introdurre questo importante strumento di welfare, stanziando nella Legge di Bilancio 2021 3,3 miliardi per quest’anno e altri 5 mld a partire dal prossimo. E non è stato semplice, visto il momento difficile creato dalla pandemia. Abbiamo dimostrato coerenza, serietà e responsabilità. Questa è una misura che può dare una boccata d’ossigeno alle famiglie, soprattutto in questo momento complicato, e che sostiene la genitorialità”.
Ritiene sia una misura utile per risolvere il problema demografico in Italia?
“L’assegno unico familiare può aiutare le famiglie. Di certo chi decide di mettere al mondo un bambino, attraverso questo intervento, sa di poter contare ogni mese su un aiuto concreto da parte delle lo Stato fino a 250 euro dal 7° mese di gravidanza al compimento del 21/esimo anno di età. E non è poco. Invertire la rotta e ridurre la denatalità è un tema che va perseguito nell’interesse di tutti. L’Italia deve tornare a essere un Paese dove avere un figlio, penso alle donne, non deve essere un problema per la produttività delle aziende, né per i genitori, che temono di non poter vivere questa esperienza meravigliosa, perché magari hanno un lavoro precario o non guadagnano abbastanza. Serve un cambiamento culturale. In Germania lo Stato investe sulla genitorialità e sulla famiglia, perché le nuove generazioni sono il futuro del Paese”.
C’è chi sostiene che questa misura se non ben articolata rischia di penalizzare molte famiglie, in particolare di lavoratori dipendenti a favore di autonomi e incapienti. Ritiene sia una preoccupazione ingiustificata?
“Credo che bisogna guardare alla ratio del provvedimento, che nasce come misura universale, ribaltando un paradigma e la dicotomia storica tra lavoro autonomo e dipendente. La pandemia ci ha insegnato che va superata, così come il binomio tra garantiti e non garantiti. Universalità delle prestazioni significa assicurare a tutti tutele adeguate. E l’assegno unico familiare va in questa direzione”.
Crede che questa misura esaurisca l’impegno verso le famiglie?
“è certamente un passo avanti nelle politiche di welfare del Paese, ma bisogna lavorare su altri aspetti se vogliamo davvero sostenere la genitorialità e l’occupazione femminile. Serve una adeguata rete infrastrutturale di welfare. Nel Pnrr abbiamo previsto tra le priorità, ad esempio, il Piano per gli asili nido, che può rientrare tra gli ulteriori interventi da realizzare a sostegno delle famiglie”.
Lei ha presentato un disegno di legge che istituisce la procura nazionale del Lavoro. Ci spiega di cosa si tratta?
“L’idea è creare un organo giudiziario specializzato per garantire maggiore incisività e efficacia nell’azione di contrasto alle violazioni delle leggi sul lavoro. La riassegnazione del ddl alle commissioni Lavoro e Giustizia, è un ottimo segnale”.