Tagliare le pensioni più alte e spostare la tassazione dal lavoro ai patrimoni, insomma una patrimoniale o qualcosa di simile. Questi sono i suggerimenti dell’Ocse nel rapporto economico sull’Italia. Ma anche la richiesta di estendere il successore del Reddito di cittadinanza – l’Assegno di inclusione – anche agli occupabili.
Secondo l’organismo è proprio quello delle pensioni uno dei principali campi d’intervento su cui si deve muovere il governo italiano: “Riducendo la generosità delle pensioni per le famiglie a reddito più elevato, si potrebbe limitare l’incremento della spesa, mantenendo allo stesso tempo adeguati servizi pubblici e protezione sociale”. Inoltre viene sottolineata la necessità di “eliminare gradualmente i regimi di pensionamento anticipato”, come fatto con la Quota 100.
L’Assegno di inclusione da estendere agli occupabili
L’Ocse, osservando che in Italia i tassi d’occupazione sono bassi, suggerisce di “ampliare l’accesso alla nuova prestazione di assistenza sociale (Assegno di inclusione) anche alle persone con prospettive molto deboli sul mercato del lavoro”. Ovvero gli occupabili oggi tagliati fuori. Inoltre, viene suggerito di migliorare gli incentivi al lavoro per gli ex beneficiari del Reddito di cittadinanza “rendendo più graduale la revoca del sussidio in caso di assunzione”. Per quanto riguarda gli occupabili, inoltre, andrebbe potenziato il sistema di formazione per “agevolare l’accesso delle persone vulnerabili al mercato del lavoro”, dovuto spesso a una “mancanza di competenze” di queste persone.
Il richiamo dell’Ocse sulle pensioni: tagliare quelle alte
L’Italia, questo il presupposto da cui parte l’Ocse, visto il suo alto debito deve “risparmiare sulla spesa pubblica” e “le pensioni rappresentano una quota cospicua della spesa complessiva”. Nel breve termine, la spesa si può ridurre “eliminando gradualmente i regimi di pensionamento anticipato”, mantenendo inoltre “la parziale deindicizzazione delle pensioni elevate, per poi sostituirla nel medio termine con un’imposta sulle pensioni elevate, che non siano correlate ai contributi pensionistici versati”.
Un contributo di solidarietà, quindi, da mantenere fino a che il reddito dei pensionati non sarà allineato alla media Ocse. Un taglio, insomma, delle pensioni d’oro. Che deve aggiungersi allo stop graduale delle forme di anticipo pensionistico.
L’Ocse a favore della patrimoniale
L’altro suggerimento dell’Ocse riguarda “lo spostamento dell’imposizione dal lavoro alle successioni e ai beni immobili”, una scelta che “renderebbe il mix fiscale più favorevole alla crescita, consentendo al contempo di incrementare le entrate”. Quindi ad aumentare dovrebbero essere le imposte sulla proprietà e sull’eredità, in modo da favorire la crescita, secondo l’Ocse.
L’organismo con sede a Parigi chiede anche di contrastare con forza l’evasione fiscale, “anche continuando a promuovere l’uso dei pagamenti digitali e abbassando il tetto sui pagamenti in contanti”. Tutto questo per fronteggiare il problema di base, ovvero una quota delle imposte sul lavoro “sul totale delle entrate superiore a quella delle economie Ocse simili, mentre il gettito Iva e le imposte di successione sono inferiori”. Andrebbero, inoltre, ridotte le spese fiscali e limitata “la proliferazione di regimi fiscali speciali di flat tax”.