Per la ministra del Lavoro, Marina Calderone, l’Assegno di inclusione sembra essere un successo. Tanto da aver ridotto la povertà (che poi, mica è andata davvero così) persino prima di entrare in vigore. Ma la realtà è ben diversa: la povertà assoluta è aumentata con la cancellazione del Reddito di cittadinanza e, soprattutto, le nuove misure che l’hanno rimpiazzato hanno praticamente dimezzato la platea dei beneficiari.
Calderone torna a rispondere alla Camera, durante il question time, sul tema, fornendo alcuni numeri già noti. Partendo dalle persone destinatarie dell’Adi già prese in carico, che sono 634.192. Le domande accolte al 30 giugno, spiega Calderone, sono 697.640, con 1,7 milioni di persone coinvolte. Per quanto riguarda il Supporto formazione e lavoro parliamo invece di 96mila persone, secondo i dati forniti dalla ministra alla Camera.
E “in questo senso le rilevazioni Istat ci parlano di povertà in calo”, secondo Calderone. Le due misure sarebbero, a suo giudizio, “strumenti validi di contrasto alla povertà, alla marginalizzazione sociale, alla fragilità”, fornendo anche i mezzi per uno “stabile inserimento all’interno del mondo del lavoro”. Un ritratto utopico, considerando la situazione reale dei percettori di queste due misure. Non solo, perché Calderone, per tirare acqua al suo mulino, sottolinea che “nel 2023 il rischio povertà è diminuito di 1,2 punti”.
Assegno di inclusione, il racconto e la dura realtà
E proprio qui iniziano le incoerenze del racconto di Calderone. Innanzitutto, se la situazione della povertà fosse migliorata nel 2023 non sarebbe di certo merito dell’Assegno di inclusione, che è entrato in vigore solo nel 2024. Difficile che possa avere effetti retroattivi.
E poi la povertà assoluta non è diminuita, anzi. Anche perché con la cancellazione del Reddito di cittadinanza (iniziata già durante il 2023) era praticamente scontato che aumentasse. Infatti i dati Istat dicono che nel 2023 si è raggiunto il record di povertà assoluta: l’8,5% delle famiglie, ovvero 5,7 milioni di individui (pari al 9,8% della popolazione totale). Un record storico.
Calderone sembra soddisfatta dei beneficiari raggiunti, ma sono meno di quelli in cui sperava lo stesso governo che aveva fissato il suo target a 737mila famiglie beneficiarie a gennaio. Cioè sette mesi fa. E invece questa cifra non è stata raggiunta neanche oggi. Impietoso, poi, il confronto con il Reddito di cittadinanza: la platea è quasi dimezzata se consideriamo che nel 2023 a percepire almeno una mensilità sono state 1 milione e 367mila famiglie, contro le attuali 700mila. Una bella differenza.
Al termine del question time sono stati i deputati del Movimento 5 Stelle (che ha presentato l’interrogazione), Carmela Auriemma e Dario Carotenuto, a rispondere alla ministra: “Calderone vive come Alice nel Paese delle Meraviglie. Nella risposta al nostro question time ha tentato di smentire che l’Assegno di inclusione sia un completo fallimento, finendo, però, con il confermare che di questo si tratta”. Dai dati, sottolineano i pentastellati, “si evince che ancora oggi sono tagliate fuori dall’Adi quasi 40mila famiglie con minori, anziani e persone diversamente abili”.
“In questa escalation di bugie – proseguono i due – la ministra è riuscita a dire non solo che ‘la povertà è in calo’, quando tutti sanno benissimo che nel 2023 in Italia è stato toccato il record storico di poveri assoluti (5,7 milioni di individui), ma anche che l’Adi ‘copre’ più indigenti rispetto a quanto faceva il Reddito di cittadinanza. Falso, visto che è stato l’Inps, nella prima edizione dell’Osservatorio sulle due nuove misure varate dall’esecutivo, a certificare che questi sono solo il 28%, ossia il 10% in meno rispetto a quanto avveniva con il RdC”.