Viktor Orbán, premier ungherese noto per le sue posizioni autoritarie e filo-russe, sta estendendo la sua influenza alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2024. La sua alleanza con Donald Trump non è solo una questione di affinità ideologica, ma è supportata da un fitto network di relazioni internazionali. Orbán ha partecipato a eventi organizzati dall’Heritage Foundation e dall’American Conservative Union, dove ha promosso la sua visione illiberale.
Orbán e Trump: un’alleanza costruita su valori illiberali
Durante la Conservative Political Action Conference (CPAC) in Ungheria, Orbán ha espresso il suo sostegno per un secondo mandato di Trump, dichiarando che “la vittoria di Trump è la nostra speranza”. Questa stretta collaborazione si basa su una visione condivisa del nazionalismo e sulla resistenza ai valori progressisti. Entrambi i leader vedono nella loro alleanza una possibilità di riformare l’ordine internazionale a favore di una politica estera isolazionista e di un consolidamento del potere autoritario.
La preoccupazione per questa alleanza è crescente tra gli ex funzionari repubblicani negli Stati Uniti. Figli di una tradizione conservatrice più moderata, vedono nell’abbraccio tra Orbán e Trump un pericolo per la democrazia. Il sostegno di Trump a Orbán è infatti percepito come un segnale di allineamento con posizioni che potrebbero minare ulteriormente la coesione occidentale, in particolare riguardo al sostegno all’Ucraina.
L’influenza di Orbán non si limita però alla retorica. La sua partecipazione attiva alle conferenze della CPAC negli Stati Uniti e il suo coinvolgimento con l’International Republican Institute (IRI) dimostrano come Orbán stia cercando di plasmare il dibattito politico americano dall’interno. La sua strategia è chiara: indebolire l’impegno occidentale in Ucraina e promuovere una politica estera che favorisca gli interessi di Mosca e Pechino, il tutto sotto il manto di una “difesa della civiltà cristiana.”
Le conseguenze globali della strategia di Orbán
Questa alleanza potrebbe avere ripercussioni significative sulle elezioni americane del 2024. Un ritorno di Trump alla Casa Bianca, con Orbán come modello e consigliere, rischierebbe di consolidare un asse illiberale che potrebbe cambiare drasticamente il panorama politico globale.
In Europa, Orbán ha già dimostrato la sua abilità nel dividere e destabilizzare, utilizzando la migrazione e i valori tradizionali come armi politiche. Ora, con Trump al suo fianco, mira a fare lo stesso negli Stati Uniti, mettendo in discussione i fondamenti della democrazia liberale e promuovendo una nuova era di autoritarismo globale.